Paolo Natali
Paolo Natali


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Maggio 2006


I prossimi mesi saranno caratterizzati da diverse scadenze destinate a condizionare fortemente, a seconda dei loro esiti, il panorama politico nazionale e locale.


La prima di queste scadenze, ineludibile, è rappresentata dal Referendum confermativo o abrogativo della riforma della Costituzione: si vota tra meno di un mese, il 25  giugno prossimo.


Sono ottimista sul risultato, in quanto mi pare che la consapevolezza tra gli elettori di centrosinistra dei pericoli e delle disastrose conseguenze dell’eventuale approvazione delle norme sul "premierato assoluto" e sulla "devolution" sia assai più forte e diffusa della determinazione degli elettori del centrodestra nel difendere una legge voluta per ragioni diverse ed anche contrastanti dai loro leaders. Detto ciò è chiaro che ci dovremo comunque impegnare a fondo, attraverso incontri e contatti personali, per informare, convincere e portare a votare il maggior numero possibile di persone, perché la vittoria deve essere netta ed inequivocabile (tra parentesi ricordo che su questo sito, nella sezione Documenti, è presente una mia relazione su questi temi che può essere di qualche aiuto). Se ciò avverrà, questo approfondirà ulteriormente le divisioni interne alla CdL, rendendo la Lega ancora più estranea alla coalizione e facilitando indirettamente l’azione del governo Prodi (che ne ha davvero bisogno, viste le difficoltà della situazione del paese).


La seconda scadenza riguarda il Comune di Bologna ed è connessa alla verifica di metà mandato. E’ tempo di un primo bilancio che va fatto senza indulgere né ad atteggiamenti trionfalistici, né a disfattismi di "bartaliana" memoria. Nell’amministrazione comunale di questi due anni ci sono luci ed ombre, si contano ritardi e successi (l’ultimo, significativo, della regolarizzazione di lavoratori clandestini in nero, che hanno avuto il coraggio, raccogliendo l’invito e la disponibilità del Sindaco, di denunciare i loro sfruttatori).


Cofferati ha proposto ai partiti di maggioranza un percorso, in verità un po’ lungo, che deve cominciare subito e che deve integrarsi positivamente con quello proposto da UNIRSI, la rete delle associazioni e dei movimenti che hanno sostenuto la sua elezione: occorre trovare senza indugio un accordo in tal senso e procedere di conseguenza.


In questi giorni il Consiglio Comunale approva , con il consenso sia della maggioranza che della minoranza (particolare non trascurabile, trattandosi di regole che non possono essere imposte con la forza dei numeri- vedi quanto è accaduto a livello nazionale sulla riforma della Costituzione….) la modifica dello Statuto che renderà possibile l’allargamento della Giunta oltre i 10 componenti attuali (più il Sindaco). Questa possibilità dovrebbe essere colta ed utilizzata da Cofferati per un completamento ed un rafforzamento dell’esecutivo, utilizzando in modo mirato e concordato lo strumento della delega ed il coinvolgimento e la responsabilizzazione di tutti i partiti di maggioranza. Sono evidenti le connessioni tra questo provvedimento e la verifica di metà mandato e le opportunità da cogliere in tal senso.


Il terzo impegno è rappresentato dalla nascita del Partito Democratico.


Salvo quote minoritarie al loro interno, DS e Margherita hanno deciso di dare vita al nuovo partito: stando al risultato delle ultime elezioni politiche, poco meno di un terzo degl’ italiani ritiene necessaria ed urgente la trasformazione della coalizione elettorale dell’Ulivo in un nuovo soggetto politico che potrebbe essere capace di estendere ulteriormente la sua area d’influenza attingendo all’interno del bacino rappresentato simbolicamente dal popolo delle Primarie. Non c’è bisogno che io elenchi le ragioni che suggeriscono ed anzi impongono di dare vita al P.D. Né è questa la sede per definire i suoi contorni ed il suo profilo.


Mi limiterò ad esprimere due condizioni essenziali da garantire perché il P.D. sia davvero nuovo, in qualche misura "altro" rispetto ad una "fusione fredda", ad un semplice accostamento dei due partiti fondatori, e quindi davvero attraente per quei cittadini che si riconoscono solo nell’Ulivo e che chiedono soprattutto unità e capacità di mettere in secondo piano ambizioni personali e gelosie di partito.


La prima è che proprio nella fase fondativa sia data la possibilità a questi cittadini (singoli o riuniti in associazioni o movimenti) di esprimersi sulla "forma partito" che il P.D. dovrà assumere, sulla sua struttura organizzativa e sulle sue regole di democrazia interna, che dovranno salvare i patrimonio positivo dei partiti di origine senza riprodurne le pratiche autoreferenziali e correntizie. Questo dovrà avvenire al più presto, per evitare di deludere forse definitivamente le speranze e le attese presenti negli elettori ulivisti.


L’altro passaggio fondamentale riguarda il fatto che il P.D. porterà in sé identità plurime e sarà caratterizzato da un forte pluralismo culturale. Il P.D. dovrà pertanto darsi metodi e strumenti per arrivare a produrre decisioni oltre che sui problemi chiave di politica economica ed estera, anche sui temi "eticamente sensibili". Tutto questo richiede una riflessione comune, condotta al di fuori degli attuali steccati organizzativi, sui fondamenti ideali del P.D. e sulla sua capacità di elaborazione programmatica. Da questa riflessione comune dovrebbe scaturire una "Carta dei valori", intesa non come elemento fondante di una nuova identità monolitica (che peraltro nemmeno DS e Margherita possiedono), ma come perimetro ideale condiviso all’interno del quale inserire l’agire politico. Il P.D. insomma non potrà che essere un partito laico, in cui si è chiamati a sostenere le proprie posizioni all’interno di procedure deliberative, sulla base della capacità di persuasione dei propri argomenti.


Come si vede gl’impegni non mancano. Speriamo di saper essere all’altezza delle sfide che ci attendono…….

inviato il 30/05/2006 09:11:35

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