Paolo Natali
Paolo Natali


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Settembre 2007

Le attività consiliari sono riprese formalmente il 30 agosto scorso. Nel riepilogo mensile di settembre potete trovare la sintesi dei lavori dell’aula di questo mese, che non evidenziano atti di particolare rilievo. Tuttavia, come avrete visto dalla stampa, il dibattito politico locale è sempre molto acceso.


I temi dominanti mi paiono due: sicurezza e moschea.


Quanto al primo le polemiche riguardano soprattutto la trattativa tra il Sindaco ed A.N. su di una piattaforma di azioni e d’ interventi condivisi. Al momento non è ancora chiaro se e su quali punti si raggiungerà un accordo. Ciò che fa problema comunque è la perdurante mancanza di un confronto e di un rapporto tra Sindaco e maggioranza che lo sostiene: Cofferati aveva rivolto un invito ai gruppi consiliari in tal senso, la Margherita ha risposto positivamente ma d’ incontri non se n’ è ancora visto alcuno. La sensazione inoltre è che gli aspetti di tattica politica prevalgano su quelli di operatività sostanziale.


 


Altrettanto seria è la questione “moschea”.


La Giunta ha deciso di revocare la delibera con la quale aveva stabilito la permuta con l’Ente di gestione dei beni islamici in Italia, di un terreno di mq.52.000, di cui 6.000 edificabili, in zona CAAB del Quartiere S.Donato, per la costruzione di una moschea e degli spazi connessi (centro polivalente, foresteria, centro di documentazione ecc).


Tale decisione, certamente opportuna, sconta a mio avviso non soltanto una sottovalutazione dell’impatto socioculturale e politico che la realizzazione della moschea era destinato a suscitare ma, ancor più, una carenza d’ istruttoria sulla proposta avanzata che ha reso impossibile una sua difesa.


Tornerò su questo più avanti ma vorrei sgombrare il campo da un possibile equivoco.


Non può essere in questione se un nuovo luogo di culto, al posto di quello già esistente da molti anni in via Pallavicini (Croce del Biacco) debba essere reso possibile, ma soltanto come e dove ciò debba realizzarsi.


Nell’affermare ciò con la massima decisione non mi rifaccio soltanto al dovere di garantire il diritto costituzionale alla libertà di culto, ma anche al fatto (che sembra essere volutamente ignorato dagli oppositori) che, appunto, quel luogo di preghiera esiste da molti anni, ubicato prima in una palestra annessa al centro di prima accoglienza di via Guelfa e successivamente, dal 2000, nel capannone di via Pallavicini, concesso in comodato gratuito dalla Giunta Guazzaloca (se c’è qualcuno quindi che ha fatto regali alla comunità islamica è il centro-destra: un po’ di onestà intellettuale non guasterebbe cari amici……..). Coloro i quali oggi alimentano sospetti e diffidenza nei confronti degli esponenti del Centro islamico (in quanto aderente all’UCOII) sono gli stessi che sette anni orsono misero a loro disposizione il terreno di via Pallavicini (e fecero benissimo) e che sembrano trascurare il fatto che non ci si trova davanti a degli sconosciuti ma a persone che in tutti questi anni non hanno creato problemi di sorta in quella zona, salvo quelli connessi, nei giorni di preghiera, all’intenso traffico ed alla carenza di parcheggi, in un luogo che si è rivelato ormai inadeguato.


E torniamo allora all’istruttoria che si doveva fare e che non si è fatta (o almeno così è parso, visti gli esiti della prima proposta).


Il punto da cui partire è la richiesta del Centro islamico: stante l’inadeguatezza della situazione attuale qual è la domanda di spazi per i diversi usi che viene avanzata ? Sul fabbisogno espresso, ovviamente, l’Amministrazione deve fare una sua valutazione critica, che comprenda anche un’analisi quantitativa dell’”arcipelago” dei fedeli musulmani a Bologna e dei diversi luoghi di preghiera esistenti.


Il secondo aspetto dell’istruttoria deve comprendere le ragioni per le quali la scelta è caduta sul CAAB.


Una volta chiarito ciò in modo convincente, si tratta di effettuare un confronto tra le diverse aree di proprietà comunale in grado di rispondere alle necessità avanzate dal Centro islamico e validate dall’Amministrazione, ciascuna con le proprie caratteristiche (distanza dalle abitazioni e da altri insediamenti, collegamenti viari, distanza dai servizi di trasporto pubblico, condizionamenti diversi ecc.), di scegliere la proposta di minore impatto socio-ambientale, stimarne il valore e definire i criteri di permuta (e gli eventuali conguagli) con l’area di viale Felsina, di proprietà del Centro islamico (tra parentesi va tenuto presente che il Comune, oltre che dell'area di viale Felsina, tornerà in possesso dell'area di via Pallavicini).


Contestualmente si tratta di definire le modalità realizzative (che devono assicurare la massima trasparenza nelle fonti di finanziamento) e gestionali, improntate all’informazione ed alla conoscenza delle attività programmate e svolte nel Centro (uno schema di convenzione da cui partire è già pronto).


Questo mi pare il percorso che si doveva e si dovrà fare, nella massima trasparenza e con la partecipazione prima del Quartiere e dei cittadini interessati e poi della città attraverso le forze politiche rappresentate in Consiglio comunale, a cui spetta la decisione finale. Tutti hanno diritto d’intervenire in questo percorso. ma dev’ essere posto un netto discrimine tra chi, pur ponendo domande che esigono risposte, ed esponendo dubbi che vanno dissipati, riconosce comunque la necessità di garantire il diritto dei fedeli islamici a professare la propria religione e chi, di fatto, lo nega: gli esponenti politici del centrodestra, in particolare, debbono scegliere da che parte stare.


 


Paolo

inviato il 23/09/2007 22:32:12

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