Luglio 2008
Siamo ormai alle soglie dell’ultimo anno (scarso) di mandato amministrativo.
Dedicherò pertanto il mio commento di questo mese alla situazione politica locale che si presenta ancora “fluida” ma che andrà sempre più assestandosi, da settembre in poi, man mano che ci si avvicinerà alle elezioni amministrative.
Poche righe per quanto riguarda il centrodestra che appare segnato da divisioni profonde tra civici (la Tua Bologna che sponsorizza senza esitazioni Guazzaloca, ma che deve fare i conti con le prese di distanza di Salizzoni e Corticelli) e partiti (FI ed AN da un lato, più o meno critici nei confronti di Guazzaloca ma tuttora senza un candidato alternativo già individuato, dall’altro la Lega, lontana da Guazzaloca e vicina a Corticelli, e l’UdC, a suo tempo sostenitrice di Guazzaloca ma ora incerta, all’apparenza, sulla sua collocazione, come peraltro anche a livello nazionale).
Nel centrosinistra le cose sono certamente meno confuse.
Cofferati ha deciso di ricandidarsi e questo rappresenta senza dubbio un importante punto fermo, perché non c’è dubbio che fino a questo momento non siano in campo candidati altrettanto forti ed autorevoli.
Tuttavia la sua vittoria nel 2009 non è affatto scontata. Rispetto al 2004 infatti vanno messi in conto da un lato una coalizione più ridotta per la prevedibile defezione della sinistra estrema, dall’altro l’insoddisfazione di una parte degli ex DS ed ex Margherita, che avevano sostenuto con convinzione ed entusiasmo Cofferati e che sono rimasti delusi dall’azione politico-amministrativa di questi anni. Anche se l’ampiezza di questa fascia di delusi non è facilmente definibile (ma appare certamente non trascurabile) ed anche se la delusione non è detto che si traduca automaticamente nel voto al centrodestra o nell’astensione, non c’è motivo di essere ottimisti.
Che fare allora perché il centrosinistra vinca nel 2009? Questo, senza esitazioni, è il mio auspicio perché il governo del centrodestra a Bologna l’abbiamo già sperimentato ed esso non ha lasciato un ricordo di buona amministrazione o il rimpianto per uno stile di governo innovativo e partecipato.
Come ho già avuto modo di dire in passato, si tratta di definire un programma da realizzare in 5 anni di mandato amministrativo, un programma condiviso da una coalizione di forze politiche, e di scegliere il candidato che s’impegni, se eletto, a realizzarlo con il sostegno di chi ne ha propiziato l’elezione.
E’ evidente che tutti questi aspetti, alla fine, dovranno trovare una soluzione coerente, ma fino a questo momento ciascuno di essi sembra essere stato affrontato separatamente e si trova comunque ad un diverso stadio di maturazione.
Per quanto riguarda il programma ritengo competa al P.D. elaborarne e proporne le linee fondamentali a partire dal programma di mandato 2004/2009, che richiede di essere sviluppato e completato in alcune sue parti, ed integrato e corretto per quei temi che la realtà di questi anni ha imposto all’attenzione e che non sono stati adeguatamente affrontati e risolti o sui quali comunque si è registrato un ritardo.
Non ho lo spazio in questa sede per entrare nel merito: mi riprometto di farlo in futuro dando il mio contributo come “persona informata sui fatti” nella mia veste di consigliere comunale. In sintesi ritengo che il giudizio sui risultati ottenuti dalla giunta Cofferati sia sostanzialmente positivo: le luci prevalgono sulle ombre, che comunque ci sono, andranno analizzate e da cui occorrerà partire.
Il programma andrà confrontato con le forze politiche che ne condividano i contenuti essenziali, fatti salvi gli eventuali adeguamenti, e che intendano assumere un ruolo di governo e non di pura denuncia.
Ma poi c’è il problema del candidato, gradito alla coalizione e capace, se eletto sindaco, di dare attuazione al programma condiviso.
Al momento in cui scrivo queste note (fine luglio) il candidato più forte e più capace di vincere nel 2009 (tra quelli ufficialmente in pista nel campo del centrosinistra) è Sergio Cofferati.
A che servono allora le primarie del P.D. o di coalizione, se non si vedono, tra i nomi noti, candidati in grado d’ impensierirlo?
E’ giusto che tutti si pongano questo interrogativo, non in termini astratti o di pura dottrina politica, ma nella concreta situazione bolognese.
Da un punto di vista teorico io credo nelle primarie come strumento democratico di selezione di candidati sia alle cariche monocratiche che assembleari (parlamento, consigli) quando esiste un’effettiva incertezza su chi possa meglio raccogliere il consenso popolare.
Oggi a Bologna bisogna chiedersi con realismo quali vantaggi e quali svantaggi comportino le primarie per il candidato sindaco.
Dando per scontato che il vincitore sarebbe Cofferati (potrei rivedere il mio giudizio in presenza di candidati altrettanto forti di cui al momento non si ha notizia) gli svantaggi sono evidenti: i competitori avrebbero tutto l’interesse a mettere in evidenza, più ancora dei propri meriti e del proprio valore, demeriti e limiti di Cofferati, offrendo quindi preziosi “assist” ai suoi avversari in occasione della competizione elettorale. Inoltre c’è il rischio (ma questo è sempre implicito nelle primarie e dovrebbe essere limitato se tutti ne rispettano il postulato di disciplina) che gli sconfitti ed i loro sostenitori non votino per Cofferati alle elezioni.
Ed i vantaggi?
Paradossalmente coincidono con gli svantaggi, in quanto proprio l’evidenziare i limiti e le carenze dello stile di governo e del profilo di amministratore (non di politico, si badi bene) di Cofferati, potrebbe rappresentare lo strumento attraverso il quale favorire una presa di coscienza da parte sua di cosa Bologna vuole da lui, di come chiede di essere amministrata, con impegno assiduo e quotidiano, con una presenza anche (e soprattutto) nei momenti critici e conflittuali che andrebbero affrontati e risolti, e non alimentati, grazie al suo carisma. Insomma le primarie (impropriamente) potrebbero essere lo strumento attraverso il quale si ricostituisce il clima di attesa, fiducia e speranza del 2004, turbato negli anni successivi.
Primarie quindi non contro Cofferati, ma per Cofferati, per indurlo ed aiutarlo a ricostruire un legame forte con la città.
Questo tuttavia, per realizzarsi, richiede, non me lo nascondo, condizioni di disponibilità e di flessibilità che non è facile si realizzino.
E allora?
Ciascuno dovrà riflettere attentamente e responsabilmente, ed assumere le decisioni conseguenti, a partire da Andrea Forlani, al quale comunque va dato atto di essersi esposto in prima persona, di averci, come si suol dire, “messo la faccia”, dote rara di questi tempi.
Quello che va comunque salvaguardato è un clima il più possibile unitario, dove l’unità dovrebbe essere un impegno spontaneo di ciascuno e non un feticcio da utilizzare strumentalmente a fini di polemica e di ricatto politico.
Paolo
inviato il 03/08/2008 17:10:46
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