Paolo Natali
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Gennaio 2006

Cari amici,


questo mese di gennaio ci ha portato ormai a poco più di due mesi da elezioni politiche che si presentano come un passaggio davvero cruciale per la vita del nostro paese.


Questo lo si è potuto dire in una certa misura per tutte le consultazioni politiche che si sono succedute nei sessant anni di vita della  nostra repubblica, ma ritengo, e non credo di esagerare, che il prossimo 9 aprile gl’italiani siano di fronte alla scelta tra la possibilità di tornare ad essere un “paese normale” tra le democrazie dell’occidente europeo e la prospettiva di una deriva populista e plebiscitaria sostanzialmente antidemocratica.


L’impostazione rissosa e da scontro finale data dal Presidente del Consiglio alla campagna elettorale (con un’invadente ed insultante presenza sui media, in dichiarato spregio ad ogni regola di par condicio) è segno, a mio avviso, della consapevolezza di una oggettiva debolezza e difficoltà nel confrontarsi con i risultati di cinque anni di governo, mascherata da un’apparente ed ostentata sicurezza (l’altra sera l’ho sentito affermare con certezza che Forza Italia raggiungerà il 30 % dei consensi elettorali….). A questo l’Unione deve rispondere con fermezza e coesione, senza farsi trascinare sul terreno dello scontro scomposto ma spostando l’attenzione sui veri problemi dei cittadini, presentando le proprie proposte e criticando in modo argomentato le scelte del centrodestra di questi anni.


D’altro canto proprio l’arroganza di Berlusconi e le tensioni con il Quirinale mostrano con evidenza anche il carattere autoritario ed i rischi per il sistema democratico delle modifiche alla seconda parte della Costituzione votate dal Parlamento nelle scorse settimane e sulle quali dovrà svolgersi il Referendum confermativo o (speriamo) abrogativo: ma su questo ci sarà modo di tornare in forma più argomentata nei prossimi mesi.


 


Sul piano locale si è chiusa con il dibattito consiliare (al quale faccio riferimento nel resoconto di gennaio) la discussione sul tema della legalità, che si è trascinata per otto mesi.


Sia la relazione del Sindaco, che, ancor più, la sua replica, sono state di alto livello, con stimoli ed approfondimenti assai fecondi sul tema della legalità e dei comportamenti da tenere nei confronti di leggi giudicate ingiuste e sbagliate.


Più che l’infrazione alla legge in sé conta ed ha valore la testimonianza che si dà nel disubbidire e nell’accettare (senza lottare con violenza) la inevitabile sanzione: i casi di Rosa Parks e di Danilo Dolci, per non dire di Gandhi e di Luther King, sono esemplari in tal senso.


Abbiamo ritrovato il Cofferati della campagna elettorale. Peccato che poi, nella concreta e quotidiana declinazione delle azioni e delle politiche dell’Amministrazione, abbia fatto talvolta difetto (ma speriamo nel futuro, anche alla luce della conclusione del dibattito sulla legalità) lo spirito collegiale ed il costruire insieme, Giunta, Consiglio e forze sociali, le risposte ai bisogni della città.


Ora rimane aperto il tema della casa, connesso alla denuncia politica da parte dell’Assessore Amorosi nei confronti della gestione della Commissione casa nel corso dei precedenti mandati amministrativi, denuncia rivelatasi priva di fondamento a seguito dei lavori della sottocommisione appositamente istituita: fin da lunedì 6 febbraio si potrà capire se questo provocherà conseguenze sugli assetti di Giunta e sulla coesione della maggioranza che ha positivamente superato lo scoglio della legalità.


E’ auspicabile che, anche in questa circostanza, non si producano a livello locale, lacerazioni all’interno dell’Unione, in una fase preelettorale assai delicata per le sorti del paese


 


Un ultimo riferimento vorrei fare al tema dei conflitti ambientali che si manifestano ripetutamente nella nostra città (come, peraltro, in altre parti del paese, con virulenza anche maggiore: basti pensare alla TAV in val di Susa…).


A Bologna i casi più significativi riguardano oggi la polemica sulle limitazioni nell’accesso al centro storico (Sirio acceso o spento al sabato) e l’ipotesi di una centrale di cogenerazione e teleriscaldamento nel Quartiere Reno.


Non voglio entrare nel merito dei singoli problemi. Vorrei soltanto sottolineare che questi conflitti possono produrre un effettivo miglioramento nelle scelte politico-amministrative che riguardano la città, se i loro protagonisti (Giunta e Comitati portatori di interessi) senza negare i rispettivi punti di vista di partenza, accettano di confrontarsi, a partire da un esame congiunto e sgombro da pregiudiziali ideologiche, con dati ed informazioni oggettive, disponibili, sulla base di ciò, a confermare motivatamente, ma anche a modificare le proprie posizioni di partenza.


Se manca questa disponibilità o se, ancor peggio, non si accetta il confronto, il conflitto resta tale e non si producono effetti positivi ma si alimentano soltanto polemiche non costruttive.


I Comitati in particolare, che sorgono dichiaratamente, e del tutto legittimamente, in difesa di interessi parziali o locali (sia pure rilevanti) debbono, proprio nel confronto, saper farsi carico o comunque tenere conto, di interessi più generali.


I tecnici di fiducia dei Comitati hanno in questo un ruolo decisivo nel senso che possono svolgere un ruolo essenziale di contraddittorio nei confronti dei tecnici pubblici e di stimolo e proposta concreta e praticabile, oppure alimentare e supportare approcci ideologici e pregiudiziali incapaci di considerare ed esaminare le ragioni della controparte.


Come consigliere comunale ritengo importante cercare di ricondurre il confronto, anche aspro, entro i binari di una dialettica costruttiva ed orientata alla ricerca di soluzioni il più possibile condivise.

inviato il 31/01/2006 15:56:39

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