Paolo Natali
Paolo Natali


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Maggio 2007

Cari amici,


sarebbero tanti i temi ai quali dedicare un commento questo mese.


 


Continuano le critiche a Cofferati, che si “arricchiscono”, proprio in questi giorni, di un nuovo contributo (il documento dei 43 di Bonaga): trovo questo “manifesto”, come quello dei cosiddetti “formidabili” (Bartolini e compagni), non particolarmente utile per un miglioramento dell’azione di governo locale, per il suo tono e per l’animosità verso il Sindaco che lo caratterizza, frutto, ritengo, di risentimento anche personale.


Circa i contenuti mi pare che le critiche all’operato della Giunta siano spesso generiche e risentano di una non conoscenza di quanto realizzato o in corso di realizzazione (non tutto va bene, ovviamente, ma occorre circoscrivere i punti critici – come decentramento, sicurezza e degrado – per dare un contributo costruttivo) oppure ripetano rilievi ingiusti (come quello sulla “partecipazione tradita”: di occasioni in realtà ce ne sono tante, ma vanno colte con un coinvolgimento personale che costa impegno e fatica). Per parte mia ho avuto modo di lamentare in diverse circostanze un insufficiente rapporto Giunta-maggioranza . Su questo aspetto, certamente importante, così come su alcuni punti del Programma di mandato sui quali si registrano ritardi ed incertezze, mi auguro, e m’impegnerò per questo, che nei prossimi due anni si ottengano risultati positivi. Ma ne riparleremo….


 


Sul Partito Democratico rinvio al testo dell’intervento che ho svolto nel corso dell’incontro svoltosi nel Quartiere S.Donato il 24 maggio scorso e che trovate nella sezione “documenti”. In esso ho condensato alcune valutazioni e proposte su come “vivere” il tempo che ci separa dall’elezione dell’Assemblea Costituente del 14 ottobre.


 


Ma questo mese di maggio meriterebbe di essere ricordato come il “Family Month”, nel senso che, oltre al Family Day del giorno 12, si è svolta a Firenze nei giorni 24, 25 e 26, la Conferenza nazionale della famiglia, voluta dal Ministro Rosy Bindi.


Personalmente ho chiesto lo svolgimento di un’ udienza conoscitiva in Commissione consiliare, effettuata il 9 maggio, che ci ha permesso di ascoltare dalla Vice Sindaco Adriana Scaramuzzino le linee di politica per la famiglia con cui il Comune di Bologna si è presentato alla Conferenza e le richieste della Consulta comunale per la famiglia. E’ stata un’ interessante occasione che avrà un seguito, nel senso che ho ottenuto che nel mese di giugno si svolga una nuova seduta nel corso della quale valutare e discutere le conclusioni della Conferenza e le sue ricadute sulle politiche del Comune. Conto in tale circostanza di presentare un O.d.g. nel quale riassumere gl’indirizzi e le richieste da formulare alla Giunta.


Vorrei tuttavia aggiungere fin d’ora alcune considerazioni di fondo.


Ho la netta impressione che attorno al tema della famiglia si giochi uno scontro ideologico assai acceso, di cui peraltro fatico a cogliere i contorni oggettivi se si passa dalle affermazioni di principio alla concreta realtà delle norme in vigore nel nostro paese.


Da parte di alcuni si sottolinea giustamente (ed io sono tra questi) la definizione di famiglia di cui all’art.29 della Costituzione (“famiglia fondata sul matrimonio”).


Da parte di altri si sottolinea altrettanto giustamente (ed io condivido) la necessità di riconoscere (come da art.2 della Costituzione) alcuni diritti delle persone che hanno scelto di convivere stabilmente. Tra questi, a ben vedere, ci sono sia il Governo, che ha scelto la strada del riconoscimento dei diritti attraverso la legge (DICO), sia la Chiesa, che propende per una modifica del Codice civile che consenta accordi di diritto privato. Il confronto, a questo riguardo, sembra vertere più sulle modalità del riconoscimento che su quali diritti (e, magari, doveri) sia opportuno riconoscere ai conviventi.


Tuttavia non si ricorda mai che, almeno per quanto so, non c’è nessuna provvidenza o servizio pubblico che sia concesso alla famiglia fondata sul matrimonio e non alle coppie conviventi (ovvero con priorità alle prime rispetto alle seconde) e che di norma provvidenze e servizi sono erogati avendo come riferimento il nucleo famigliare come risulta all’anagrafe, a prescindere dall’esistenza o meno di un legame coniugale. Purtroppo le risultanze anagrafiche possono non corrispondere alla realtà e ciò è fonte d'ingiuste penalizzazioni nei confronti della famiglia fondata sul matrimonio. Tutte le volte poi che nel nucleo sono presenti figli riconosciuti da due genitori, ciò determina per essi (ed è giusto) un diritto alle prestazioni che non tiene in alcun conto il fatto che i genitori siano sposati o no.


Pensiamo ai nidi, al metodo di calcolo dell’ISEE, agli sconti sull’ICI e sulle tariffe idriche, all’accesso alla casa pubblica, alla gratuità per la sosta delle vetture possedute in famiglia….


Se poi consideriamo il fatto che la denuncia IRPEF è individuale viene da chiedersi quando mai in tema di politiche fiscali e tariffarie o di servizi rileva il fatto di essere sposati o no.


Le uniche differenze di trattamento sono quelle contenute nel Codice civile (Diritto di famiglia): quando anche queste saranno cancellate, o con i DICO o con modifiche al Codice stesso, quale differenza resterà tra matrimonio e convivenza?


“E allora”, chiederete voi, “tu cosa proponi ?”


Io ritengo che l’unico modo per dare attuazione piena sia all’art.29 che all’art.2 della Costituzione sia quello di potenziare e migliorare le politiche a favore della famiglia, che, come abbiamo visto, nella pratica si rivolgono sia alla famiglia fondata sul matrimonio che alle unioni di fatto e ad un tempo riconoscere alcuni diritti individuali a chi convive stabilmente, proprio allo scopo di consolidare e dare evidenza pubblica alla convivenza. Ma nello stesso tempo si dovrà pure “premiare” in qualche modo chi sposandosi, assume impegni e responsabilità pubbliche tali da meritare, per il valore sociale che assumono, un qualche riconoscimento.


Più ci penso e più ritengo che la mia idea di dare un punto in più, nelle graduatorie per l’E.R.P. alle giovani coppie sposate rispetto a quelle conviventi non fosse poi così peregrina. Era il modo per porre un problema che mi sembra reale: si può fare di meglio ?

inviato il 30/05/2007 20:41:24

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