Novembre 2007
Questo mese vorrei dedicare alcune riflessioni al processo costitutivo del Partito Democratico avviatosi con le cosiddette primarie del 14 ottobre scorso.
Credo che nessuno dovrebbe dimenticare, soprattutto nel momento in cui esprime critiche e delusioni, anche giustificate, per le incertezze, le contraddizioni e le mancanze di coraggio politico di queste settimane, l’importanza, la novità del processo che è stato messo in moto ed il suo carattere in controtendenza rispetto al panorama politico nazionale segnato dalla crescente frammentazione e personalizzazione (basta vedere le vicende interne alla CdL di questi giorni). Quindi è giusto essere “clementi con noi stessi” (come ha invitato a fare Caronna) purchè questo non significhi essere disponibili ad ogni sorta di cedimento alle regole del vecchio modo di far politica.
Le appartenenze politiche del passato ed anche le rigide divisioni della fase che ha accompagnato l’elezione del coordinatore nazionale e di quelli regionali dovrebbero essere al più presto messe da parte per evitare che diano luogo alle correnti di “vecchio conio” (utili soprattutto per contrattare posti di potere) e per lasciare spazio a quella “mescolanza” che nasce dal dialogo e dal confronto delle idee e dal quale certo potranno nascere aree politiche differenti ma caratterizzate da diverse ispirazioni ideali o strategie ma non cristallizzate attorno ad un leader o ad un immutabile “codice genetico”. Dovremmo insomma sempre di più riconoscerci ed apprezzarci per quello che siamo sul territorio e nelle istituzioni, e la selezione della classe politica dovrebbe essere fatta proprio a partire da questo.
Circa il dibattito sull’identità del partito e sul suo “stato fisico” (liquido o solido), credo che non si possa non tenere conto da un lato della resistenza di molti elettori del P.D. (per varie ragioni) a prendere una tessera ma della loro disponibilità a partecipare in massa ad elezioni nelle quali abbiano la possibilità di esprimere la loro volontà e le loro scelte, dall’altro della necessità di un’organizzazione fondata sulla presenza sul territorio di militanti iscritti/aderenti riuniti in circoli/sezioni: si tratta allora di definire diritti e responsabilità dei due tipi di sostenitori, evitando privilegi che non trovino giustificazioni e motivazioni sostanziali.
Il P.D. è stato detto (ed io concordo) è un partito a vocazione maggioritaria: a questa espressione io non darei il significato di “partito autosufficiente” , indifferente alle alleanze ed alle coalizioni, ma di partito che aspira a rappresentare larghi strati della società, capace d’interpretare e di portare al proprio interno le loro ispirazioni ideali ed i loro interessi, spesso contrapposti, e di fare sintesi tra essi, una sintesi prima culturale e poi politica, per il governo del paese. Capisco che ciò non è facile, ma le imprese grandi non lo sono mai. Occorre allora esercitare tutti la nostra laicità, vale a dire il rifiuto di dividerci e contrapporci in base alle nostre posizioni ideologiche di partenza ma di accettare sempre il metodo del confronto democratico che ponga al centro la ricerca della sintesi e della mediazione accettata da tutti, al più alto livello possibile, in quanto finalizzata al bene ed all’interesse comune.
A questo punto vorrei fare un augurio ad Andrea De Maria, eletto Segretario provinciale provvisorio del P.D. La sua elezione, non v’è dubbio, è avvenuta ancora nel quadro delle vecchie e rassicuranti logiche dei partiti fondatori e quindi non porta con sé particolari segni di novità (è anche vero, peraltro, che nessun altro ha avuto il coraggio di candidarsi e, come si suol dire, di “metterci la faccia”). Metterei quindi ancora questo episodio tra quelli che richiedono “clemenza e pazienza”, ma non a tempo indeterminato.
Ho letto il programma di De Maria ed ho apprezzato in particolare il riferimento, sincero e non rituale, al contributo del cattolicesimo democratico alla vita pubblica del nostro paese e della nostra città.
Vedremo quali saranno le scelte del segretario (ed anche le modalità partecipative che li accompagneranno) in merito ai collaboratori di cui si circonderà, alla soluzione sui gruppi unici del P.D. nelle istituzioni, al rapporto partito-istituzioni ed all’impegno per tenere insieme la coalizione che governa Comune e Provincia di Bologna.
Chiederei in particolare a De Maria la costituzione di un gruppo di lavoro sui temi “eticamente sensibili”, sui quali si parte da concezioni anche molto differenti all’interno del partito e su cui, pertanto, occorre avviare con urgenza la riflessione, colmando un ritardo colpevole e cercando di evitare divisioni laceranti.
Un solo accenno alla situazione in Comune di Bologna. I prossimi giorni saranno decisivi per ritrovare una coesione sufficiente a governare la città nell’ultima parte del mandato: inutile dire che ritengo la cosa possibile, a patto che ciascuno s’impegni senza rinunciare alle proprie convinzioni ma con volontà e disponibilità unitaria. In tempi brevi dovremo anche dare una risposta concreta alla domanda di maggiore attenzione al tema dei costi e dei benefici della politica che ci viene dai cittadini: su questo mi sento fortemente impegnato, con idee e proposte che mi riservo di avanzare nel gruppo di lavoro che dovremmo insediare nei prossimi giorni.
Un ultima notazione di carattere personale: dall'1 al 13 dicembre sarò assente da Bologna per un viaggio in Terra Santa. Sarà un'occasione salutare per "staccare" un po' dalle vicende locali e per immergermi in una realtà che c'interpella tutti drammaticamente sotto il profilo della politica internazionale e sul piano religioso-spirituale.
Paolo
inviato il 27/11/2007 09:01:08
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