Grazie, Presidente. Io vorrei innanzitutto collocare questo passaggio
all'interno dell'itinerario lungo e impegnativo che ci sta portando
dall'elaborazione verso l'approvazione del Piano Strutturale Comunale. Noi
abbiamo avuto già occasione in diversi momenti di approfondire questo tema
importante. Come Commissione abbiamo in particolare, all'inizio di
quest'anno, il 13 gennaio, esaminato il documento preliminare, ma
raccogliendo anche sollecitazioni che venivano dalla minoranza,
opportunamente, abbiamo poi programmato una serie di riunioni che ci stanno
già dando la possibilità di approfondire adeguatamente le parti più
importanti di questo documento, preliminarmente alla sua adozione. Abbiamo
già trattato del sistema ambientale, tratteremo martedì prossimo del
sistema insediativo, esamineremo successivamente i poli funzionali e il
tema dell'attuazione del Piano attraverso il POC e in particolare
attraverso lo strumento della perequazione urbanistica. Il passaggio che ci
viene proposto oggi, l'accordo di pianificazione tra Comune e Provincia, è
un atto importante in quanto, come diceva già l'Assessore, sancisce un
accordo non scontato - e su questo tornerò fra poco - tra due Istituzioni
che hanno competenze complementari in materia urbanistica e territoriale, e
l'approvazione di questo atto permetterà di abbreviare la fase successiva
di adozione e di approvazione del piano proprio perché verificare un
consenso ed un accordo tra Comune e Provincia permette appunto di
accelerare le fasi successive. Non posso fare a meno di replicare
brevemente alle osservazioni che faceva il collega Monaco, senza ovviamente
intenzione di fargli cambiare idea ma credo che alcune cose vadano dette in
riferimento alle sue affermazioni, che appunto erano di due tipi:
riguardando da un lato il metodo e dall'altro il merito. Per quello che
riguarda il metodo, non si può affatto considerare questo passaggio come un
passaggio scontato; un accordo tra il Comune capoluogo e l'Amministrazione
provinciale è qualcosa che non è legato automaticamente all'omogeneità
politica delle due Istituzioni, è un accordo che permette appunto di
passare da una visione di carattere sovraordinato e gerarchico, come diceva
Monaco, ad una condizione di concertazione e di adesione consapevole e
convinta a un comune vedere e ad una comune impostazione della
pianificazione urbanistica e territoriale. La Legge regionale
opportunamente attribuisce all'Amministrazione provinciale, per le sue
dimensioni territoriali, i compiti di pianificazione di area vasta. È
chiaro che il Comune di Bologna non è un Comune qualunque ma anche il
Comune di Bologna nelle decisioni che riguardano l'utilizzo del proprio
territorio non può fare a meno di tenere conto dello sviluppo del
territorio immediatamente limitrofo ma più in generale del territorio
amministrato dalla Provincia di Bologna. Questo, dal punto di vista del
metodo, io credo che sia assolutamente corretto, e non è legato unicamente
ad una visione burocratica o gerarchica propria della legislazione
regionale ma è qualcosa che sta nei fatti, sta appunto nel fatto che nessun
Comune può pensare di pianificare l'uso del proprio territorio
indipendentemente da chi gli sta attorno. Gli aspetti infrastrutturali ed i
poli insediativi sono questioni che non possono essere decisi Comune per
Comune; basta dire questo per stabilire e, credo, convincere del fatto che
appunto questa differenza di competenze istituzionali è logica e, ripeto,
non era affatto scontato che questo accordo ci fosse. Non si può parlare di
una subordinazione e del fatto che il Comune di Bologna ha accettato
pedissequamente impostazioni che vengono dal PTCP; il problema vero è che
questa volta le due visioni coincidono. E anche chiamare in causa
l'architetto Cavalcoli mi pare che non sia in coerenza col discorso che
faceva il collega Monaco, perché non si capirebbe perché se l'architetto
Cavalcoli, protagonista tecnico del PTCP avesse in qualche modo
contribuito a far affermare alla Provincia questo suo ruolo gerarchico, poi
sia stato tolto di mezzo. il PTCP è rimasto quello di prima, non è stato
cambiato dopo che Cavalcoli se n'è andato. Il Settore di Pianificazione
territoriale della Provincia continua ad essere diretto dai più stretti
collaboratori dell'architetto Cavalcoli, quindi le ragioni per cui
Cavalcoli se n'è andato non hanno alcuna attinenza con il rapporto che
esiste tra la pianificazione territoriale di cui è competente la Provincia
e la pianificazione urbanistica comunale. Dopodiché, rispetto ai discorsi e
ai temi di sostanza: essi sono importanti ma segnano proprio la differenza
che questo Piano Strutturale, per come lo si sta elaborando, segna rispetto
alle elaborazioni precedenti. Proprio il tema delle infrastrutture e il
tema insediativo rappresentano quei cambiamenti consapevoli e convinti, che
non sono quindi l'effetto di una subordinazione del Comune alla Provincia
ma sono la conseguenza di una concertazione consapevole: è stato messo in
piedi un organismo sia a livello istituzionale che tecnico, intercomunale,
che ha portato a questi risultati. Sulle infrastrutture: collega Monaco,
sul Passante nord si può discutere, ci sono opinioni diverse, ma credo che
sia comunque innegabile che il Passante nord rappresenterà per la nostra
città un alleggerimento rispetto al carico di mobilità che l'autostrada e
la complanare portano e di qui ci rendiamo conto tutte le volte che
andiamo a verificare i livelli di inquinamento atmosferico perchè sappiamo
che una buona parte del contributo inquinante dato dal traffico alla città
di Bologna, dipende proprio da questo sistema. Ma anche il sistema
insediativo, rispetto al quale il PSC ha operato alcune correzioni
significative nei confronti delle edizioni precedenti, è da vedere in
relazione alle scelte sia per quello che riguarda il sistema ferroviario
metropolitano, prevedendosi appunto i nuovi insediamenti, anche di area
vasta, collegati al servizio ferroviario metropolitano, e che una parte
dell'edilizia sociale necessaria all'area bolognese trovi risposta in parte
all'interno del Comune di Bologna e in parte nei Comuni limitrofi. Quindi
questo sta ancora a confermare l'assoluta necessità di questi accordi, che
non sono quindi il risultato di una visione gerarchica ma di un processo
positivo di accordo e di concertazione. Gli stessi poli funzionali
rispondono a questa logica evidentemente, e quindi volta a volta rispetto
ai principali poli funzionali si può pensare a provvedimenti di
decentramento oppure a provvedimenti di crescita concertata rispetto ai
poli principali già esistenti in città. Anche il tema della perequazione ha
due dimensioni: c'è un discorso di perequazione urbanistica che il Comune
di Bologna si prepara ad attuare, e sul quale avremo modo di soffermarci
per approfondirne i caratteri, e c'è un tema di perequazione territoriale,
che significa misure di compensazione tra i diversi Comuni rispetto a quei
Comuni per i quali si prevedono maggiori insediamenti - in particolare
insediamenti produttivi, perché ci sono le condizioni ambientali - e Comuni
per i quali questi insediamenti non ci sono ma che non è giusto che
soffrano per la mancanza dei cespiti che da questi insediamenti possano
derivare. Quindi a me pare che negare il tema di una pianificazione di area
vasta sia negare l'evidenza dei fatti. Quindi in questo senso c'è tutto il
nostro consenso, come Gruppo, a questo accordo, che è appunto propedeutico
al prosieguo più accelerato, anche se sempre rispettoso della necessità di
discutere i prossimi passaggi, in particolare il momento dell'adozione,
delle fasi successive del Piano Strutturale Comunale. Grazie.
inviato il 10/04/2006 18:24:08