Grazie, Presidente. Con questa delibera, come è già stato detto, ma vorrei
anch'io ripeterlo, si conclude una vicenda che dura ormai da molti anni e
che ha attraversato di fatto tre amministrazioni di diverso colore
politico. Da questo punto di vista io non ho la memoria storica che ha il
consigliere Monteventi, che peraltro mi pare nel suo intervento a mio
giudizio ha dato prova di non essere poi da questa memoria storica
condizionato in maniera vincolante, nel senso che ha dato prova di una
capacità di riuscire a dare dei giudizi legati a quella che è l'attualità,
anche se evidentemente senza potersi svincolare da quello che è un passato
che io non ho vissuto. Io da questo punto di vista quindi non ho il
vantaggio di una conoscenza così approfondita dei dati del passato, ma il
vantaggio è quello di non avere imbarazzi di sorta nel poter illustrare una
posizione al momento attuale. Certamente otto anni e più segnano qualche
cosa per certi aspetti anche di patologico probabilmente, che io non sono
in grado di valutare nei dettagli. È anche vero che ci sono stati dei dati
di complessità effettiva: c'era anche una bonifica dei suoli da realizzare,
e quindi questo spiega in parte questa lunga durata, ma non c'è dubbio che
non è normale che una vicenda di carattere urbanistico duri tanto a lungo.
Quindi è una vicenda che sicuramente ci consegna anche alcune possibilità
di riflessione. Io ne vorrei fare due in particolare legate, ma una in
negativo e una in positivo. Quella in negativo riprende quello che già
diceva Monteventi, cioè credo anch'io che questa vicenda ci possa insegnare
qualche cosa rispetto alla necessità, che peraltro io credo che è guidata
anche da una volontà positiva di risolvere i problemi, di riuscire a
utilizzare dei valori che nascono dal territorio, dei valori di carattere
urbanistico, e territoriali, per tentare di risolvere delle vicende di
carattere produttivo e occupazionale. Dietro a questa intenzione, che a me
pare anche buona, ci sta qualche cosa di radicalmente ambiguo, lo dico
senza dare al termine ambiguo una carica negativa volontaria: il problema è
che non si può fare cassa - io credo - con il territorio, con l'ambiente e
con dei beni naturali. Io credo che la valorizzazione del territorio, che
può produrre anche dei valori monetari, possa trovare dei riscontri, ma che
essi devono essere però sempre dei riscontri di tipo territoriale, non
possono cioè essere dei riscontri di carattere occupazionale o produttivo,
perché il rischio è proprio quello che si può correre, e che si è di fatto
realizzato attorno ad una vicenda come questo. Quindi io credo che questo
debba in generale insegnare qualche cosa. La cosa in positivo che questa
vicenda insegna, e che credo che dovrò trovare dei riscontri nel PSC e nel
POC, è proprio quella di potere realizzare quella logica della perequazione
che ormai si sta affermando in diversi strumenti urbanistici evoluti. Ma
perequazione è cosa diversa da quella che si può realizzare in un comparto
singolo come questo, con una storia così lunga e segnata da interessi così
diversi come questa. Perequazione significa stabilire delle regole
trasparenti e a monte, appunto nel PSC, che permettano un trattamento
uguale tra più proprietà, e quindi prendo come spunto questa vicenda anche
se il tema qui non è quello della perequazione, ma proprio per dire che
l'incameramento da parte del pubblico di valori, che sono valori fondiari
privati, come in parte anche qui si è realizzato, di fatto, e su questo
tornerò fra poco, va comunque realizzato all'interno di regole di carattere
generale presentate in modo trasparente, come quelle che la perequazione
può assicurare. Quindi, ripeto, con delle ricadute che rimangono ricadute
territoriali, in sostanza, e che non vanno quindi a diffondersi in altri
settori e in altri ambiti. Dopodiché, al di là di questa lezione, che
questa vicenda secondo me dà, credo che il giudizio, e anticipo che il mio
giudizio personale e del nostro gruppo è positivo, non può non collegarsi
ad un giudizio poi specifico della qualità architettonica che comunque
questo progetto ha acquisito, (l'approvazione che la Soprintendenza ne ha
dato sta a testimoniarlo) ma anche quelle poche cose forzatamente brevi che
stamattina vedevamo in commissione stanno lì a segnalarlo, c'è la
possibilità che per come è stato disegnato il piano, di fatto, è data non
una frattura, ma anzi un collegamento virtuoso tra quest'area e quello che
noi speriamo in tempi brevi, o comunque medi, al massimo, si potrà vedere
attorno all'area STAVECO, ma come dicevo stamattina credo che la cosa vada
vista anche rispetto al parco di San Michele in Bosco e a tutto quello che
l'amministrazione potrà fare e in qualche modo già ha in animo di fare per
acquisire ad un uso pubblico pieno quest'area importante. C'è il tema
comunque del finanziamento, almeno parziale, dell'asilo nido, ci sono una
serie anche di prestazioni e di requisiti prestazionali di carattere
ambientale che la convenzione segnala sui criteri di demolizione, sulla
depurazione delle acque attraverso le vasche di prima pioggia, il discorso
della vasca di laminazione per evitare appunto che l'urbanizzazione generi
dei colmi di piena, c'è anche la gestione in carico al privato del verde
pubblico, tutti aspetti che credo non debbano essere trascurati. Quindi
sono questi aspetti positivi che motivano il giudizio favorevole che noi
diamo a questo atto, che comunque non può non essere visto davvero come
l'ultimo o uno degli ultimi di una stagione ormai passata che deve
viceversa sfociare in una applicazione, attraverso appunto criteri
perequativi applicati allo strumento urbanistico fin dalla sua nascita, fin
dal suo primo stadio, come è il PSC. Grazie.
inviato il 20/12/2005 18:33:50