Paolo Natali
Paolo Natali

 

Cons 25 - 2 - 2008 ODG 194

Grazie Presidente. Ho chiesto di intervenire nel dibattito su questo ordine del giorno oggi, proprio quando si sviluppa un tentativo molto evidente e molto esplicito da parte di forze sociali e politiche diverse di provare a mettere in difficoltà il Partito Democratico prendendo spunto dalle diverse sensibilità ideali, valoriali, di storie personali che all'interno di questo partito (che è il risultato di un'unione di partiti, di storie, di sensibilità diverse), si manifestano rispetto ai temi cosiddetti "eticamente sensibili". Questo tentativo conosce tanti episodi più o meno importanti per i suoi protagonisti e per i suoi contenuti. Io però oggi ritengo giusto intervenire perché mi pare che ci troviamo davanti, con questo ordine del giorno, a un fatto che dimostra e che conferma come ci sia la possibilità per il Partito Democratico (ma io mi auguro che questa sia una possibilità data anche in ambito più allargato), di fronte a questioni che hanno una rilevanza etica di trovare dei punti alti di sintesi e di accordo a condizione che ci sia la volontà di confrontarsi con la pazienza e con i tempi necessari, mettendo in evidenza gli aspetti a cui ciascuno di noi fa riferimento, ascoltando anche i punti di vista degli altri e cercando poi delle sintesi che si possono anche chiamare dei compromessi ma compromessi nella loro accezione migliore. Questo non è il primo esempio, abbiamo anche alle spalle l'esempio dell'ordine del giorno sulle politiche familiari ma questo ordine del giorno sulla 194 è una conferma di questo metodo e riscuote la mia personale adesione e anche quella degli altri amici del gruppo ed è stato, io credo, un buon esempio di lavoro da questo punto di vista. La discussione che abbiamo avuto, io vorrei anche dirlo, oltre a produrre questa convergenza sulla difesa della legge, che si conferma essere una buona legge, una legge adeguata ai tempi, alle necessità delle donne e degli uomini del nostro Paese, ha anche evidenziato le piste di un possibile percorso futuro del nostro lavoro, perché, accanto al giudizio positivo sulla legge che l'ordine del giorno da' motivatamente e in modo non equivoco, va anche ribadita, cosa che già l'ordine del giorno fa, la necessità di una piena attuazione di questa legge in tutte le sue parti. Questo vuole certamente dire lavorare ancora di più sulla prevenzione, sull'informazione, sull'educazione sessuale rivolta, come dice l'ordine del giorno, in particolare nei confronti delle giovani generazioni e delle donne immigrate, ma vuole anche dire un'altra cosa che abbiamo detto in Commissione e che potrà essere oggetto di un nostro futuro lavoro, vuole dire cioè andare a verificare da vicino le procedure di attuazione di questa legge positiva, in particolare quello che l'articolo 5 della legge dice. Abbiamo anche riconosciuto come in altre città della nostra Regione, ricordo Forlì, esistono dei protocolli operativi per il miglioramento del percorso Ivg che possono rappresentare, come pare hanno rappresentato in quella città, un utile strumento per una sempre più piena applicazione di questa buona legge. Devo dire che anche su questo c'è stata una positiva convergenza nella discussione che abbiamo avuto in Commissione. Non posso concludere questo intervento senza provare a dare la mia risposta alla domanda che il collega Sconciaforni poneva ripetutamente. Questa è la mia risposta che motiva fin d'ora il mio giudizio negativo rispetto all'emendamento proposto. È una risposta che è un po' anche quella della collega Naldi, anche se dalla collega Naldi mi differenziano una serie di modi di vedere certi problemi. Perché la domanda alla fine è: che cos'è che ci sta a cuore rispetto alla 194? Ci sta a cuore un'unità nella difesa di questa buona legge o ci sta a cuore ribadire, in modo secondo me un po' strumentale alcuni temi, alcuni termini, che hanno assunto negli anni un carattere marcatamente ideologico? Non c'è dubbio che il termine "autodeterminazione" ha questa connotazione, non è un termine che la legge usa, non dà nessun valore aggiunto rispetto a quello che la legge prevede perché la legge, lo sappiamo tutti e ci crediamo, riconosce alla donna la libertà e il diritto di prendere la decisione finale ma con questa enfasi e con questo termine secondo me, ad esempio, si mette in ombra la necessità che pure la legge all'articolo 5 ripetutamente richiama quando dice "i diversi soggetti a cui la donna si rivolge, servizi sanitari, consultori e lo stesso medico curante, valutano con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta" quindi c'è questa grande attenzione al fatto che la parola decisiva è sempre quella della donna ma perché vogliamo arrivare a questa estrema semplificazione di un percorso che ha invece una sua complessità? Se lo facciamo, secondo me, non lo facciamo nell'interesse della difesa di quello che la legge dice, di quello che la legge ha rappresentato in questi anni. Io mi auguro che su questo non dobbiamo dividerci perché non mi pare proprio che sia nell'interesse di nessuno e in particolare nell'interesse delle donne che di questa legge hanno usufruito e io mi auguro che continueranno a usufruire positivamente nel nostro Paese. Grazie.

inviato il 03/03/2008 10:51:24

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