Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito della delibera che ci è stata presentata, volevo anch'io dedicare un minimo di attenzione all'intervento del collega Monaco, come ha fatto il collega Lo Giudice, perchè giudico gl'interventi di Monaco sempre molto stimolanti. Devo dire peraltro che questa volta mi sembra che il suo intervento, apprezzabilissimo dal punto di vista culturale, fosse poco utile e poco spendibile rispetto al tema di cui stiamo discutendo oggi, nel senso che sono stati richiamati una serie di modelli educativi molto diversificati tra loro, anche molto qualificati ma estranei alla delibera in discussione. Non li riprendo per nome, noto solo da questo punto di vista che è stato dimenticato, non so se intenzionalmente o meno, Bruno Ciari, che forse non è un nome come Ivan Illich, ma è comunque quel consulente comunale che negli anni Sessanta ha contribuito di fatto alla nascita del sistema delle scuole materne comunali bolognesi. Devo dire che sono molto affezionato personalmente a questa figura perché, scusatemi i riferimenti personali, le mie tre figlie negli anni Settanta hanno frequentato tutte e tre in sequenza una scuola materna comunale, di cui io sono stato molto contento, credo che siano state occasioni importanti di formazione, di educazione, ma anche di socializzazione e anche utili dal punto di vista assistenziale, perché anche se questo aspetto viene sempre messo all'ultimo piano come se fosse qualcosa di poco nobile, non dimentichiamoci che la scuola materna ha anche una funzione assistenziale. Quindi, anche qui, al di fuori di ogni polemica, ma sempre apprezzando l'intervento del collega Monaco, il riferimento, ad esempio, ai mercoledì festivi francesi mi pare poco proprio, perché cosa vorrebbe dire rispetto alla nostra situazione? Vorrebbe dire che comunque il mercoledì come provvedono le famiglie? Detto tutto questo, un altro riferimento che non ho capito è che il ruolo che Monaco assegnava al pubblico fosse alla fine unicamente quello di favorire una scelta libera da parte dei genitori, i quali si troverebbero davanti un ventaglio molto diversificato e molto ampio di offerte culturali, però non certo con i mille euro del buono scuola, ma come lui diceva, utilizzando una restituzione IRPEP pressoché quasi totale rispetto a quello che l'IRPEF può dare rispetto al servizio scolastico, andavano a pagarsi la scuola che volevano. Mi pare davvero un modello poco utile rispetto alla discussione che ci troviamo davanti, perché noi non siamo all'anno zero, cioè noi non abbiamo davanti un sistema tutto da costruire rispetto al quale decidere qual è il ruolo del pubblico. Abbiamo un sistema già esistente che si è costruito negli anni e sul quale poi ritornerò. Credo, quindi, che dobbiamo chiederci attraverso quali modalità, convenzionali, buono scuola o le altre modalità che abbiamo alla nostra portata, possiamo permettere un miglioramento complessivo di questo sistema, senza privilegiare, a mio giudizio, il pubblico a scapito del privato e viceversa, perché? Perché c'è un dato di realtà e il dato di realtà è che oggi se non ci sono le liste d'attesa, questo è dovuto al fatto che i genitori hanno fatto scelte in base a ragioni che io non conosco, ma credo che nessuno di noi le conosce. Credo quindi che sarebbe azzardato dire che la scuola privata è stata scelta solo da genitori che non si fidano del pubblico e che vogliono dare ai propri figli un'educazione confessionale. Da credente penso che il compito dell'educazione religiosa sia innanzitutto della famiglia e della comunità ecclesiale e che non si possano utilizzare supplenze di questo tipo. Credo che le scelte che i genitori fanno, libere (e devono essere aiutate in questo senso), rispondano ad una pluralità di criteri spesso anche molto pratici. Quindi credo che il tema sia quello di come migliorare, attraverso il finanziamento pubblico che fino adesso è stato dato e che credo debba essere proseguito, questo sistema e come fare in modo che questo sistema sia sempre più integrato e non omologato. Ecco, raccolgo questa espressione di Monaco ieri: lo Stato non è che debba dare un'offerta omologata. Io non voglio certamente - come diceva Foschini - che i miei figli o adesso i miei nipoti vadano alla scuola pubblica per ricevere un'educazione standardizzata. L'educazione credo che gliela debba dare innanzitutto la famiglia, gliela possono dare anche altre agenzie educative. Non dimentichiamo che poi gli insegnanti che troviamo nella scuola pubblica e nella scuola privata in realtà non sono così diversi gli uni dagli altri, in realtà, hanno dei percorsi formativi del tutto simili. Qui apro una parentesi, anticipando il mio parere favorevole rispetto a questa delibera: nel momento in cui noi andiamo a dare più soldi alle scuole paritarie io mi auguro che una parte di questi soldi vadano anche a migliorare le retribuzioni di questi insegnanti, perché oggi capita questo. Capita che spesso gli insegnanti della scuola paritaria appena possono vanno nel pubblico, ma non perché abbiano vocazioni al pubblico, ma perché lì guadagnano qualche cosa in più, questo tra parentesi, ma sempre in vista di un miglioramento complessivo del sistema. Quindi io credo che noi dobbiamo davvero rifuggire dalle posizioni ideologiche, ma vorrei chiarire cosa intendo per approccio ideologico. Non vuol dire nascondere i valori, nascondere le nostre ispirazioni, ma vuol dire non fare di questi valori e di queste ispirazioni un motivo per dire che tutto il buono sta da una parte e tutto il cattivo sta dall'altra, perché da questo discendono - io credo - delle conseguenze assurde e deleterie rispetto alla situazione che ci troviamo davanti. Così come credo nel pluralismo nelle istituzioni piuttosto che nel pluralismo delle istituzioni, ma condivido in questo senso quello che diceva il collega Foschini. Io non sono entusiasta di una scelta della comunità islamica che si faccia le proprie scuole, dopodiché credo che ci debba essere, se si vuole un finanziamento pubblico, un sistema di convenzioni che mi garantisca che quel sistema ha certe caratteristiche che non sono discriminatorie, ma non c'è dubbio che a quel sistema così come ad una scuola privata che fosse discriminatoria e che si caratterizzasse per l'impronta educativa che dà (ghettizzante in qualche modo, ma non è così oggi), io non sarei da questo punto di vista favorevole, ma non siamo a questo livello, non è questa la situazione. A questo punto, venendo un po' più al merito, ma credo che non fossero inutili questi riferimenti, noi oggi abbiamo una situazione nella quale sostanzialmente nell'anno scolastico scorso 5.053 bambini hanno frequentato le scuole materne comunali, 1.405 quelle statali, 1.719 le scuole paritarie. Allora a me pare che, se c'è un concorso di finanziamento a queste scuole, com'è stato detto, da parte dello Stato, da parte della Regione, credo che sia anche giusto che il Comune continui a concorrere (perché qui non si tratta di qualcosa di nuovo), con 12.000 euro per sezione e con 2.500 euro per scuola al coordinamento pedagogico, perché qui c'è un interesse pubblico. C'è una domanda a cui dà risposta un sistema integrato, che ha una sua diversificazione, ma non ha una sua separatezza ideologica, così come forse qualcuno sembra voler far credere, non è così. Il discorso dei costi dello Stato, quindi, è già risolto: c'è un principio costituzionale, ma è un principio che, se vediamo la sua traduzione concreta nella nostra realtà, dice che, se le scuole paritarie non ci fossero, il pubblico dovrebbe farsi carico di costi ben superiori. Quindi mi rivolgo al collega Sconciaforni, mi scusi se faccio anche un riferimento specifico ad un suo intervento, quando diceva: "Nel pubblico c'è bisogno addirittura che i genitori vadano a pitturare le scuole". Insomma, anche qui, io credo, cerchiamo di abbandonare certi schemi, perché è successo anche a me a suo tempo e io non voglio enfatizzare o addirittura caricare questo aspetto di un peso positivo, ma credo che se qualche concorso si chiede alle famiglie, poi io credo che la realtà sia sempre stata questa: se c'è qualche famiglia che non può contribuire si provvede, ma questo può favorire un senso di appartenenza all'istituzione, un senso di appartenenza alla scuola. Quindi anche qui io inviterei i colleghi ad uscire un po' da questi schemi. È chiaro che la scuola pubblica deve essere pagata dal pubblico, ma non facciamo di questo un tabù, perché altrimenti forse perdiamo delle occasioni, in realtà, non di discriminazione, ma perdiamo delle occasioni di ulteriore socializzazione, di ulteriore scuola-comunità. Allora a questo punto il tema vero è: buono scuola sì o buono scuola no? Perché questa poi è la vera differenza. Allora, i numeri li conosciamo, li riportava la collega Castaldini, ma io vado oltre, cioè, mi pare che la collega Castaldini dava dei numeri ancora più ridotti del reale perché le famiglie che hanno avuto il buono scuola negli ultimi anni sono state fino a 280 addirittura, questo buono scuola di 1.000 euro. Allora, qui per inciso voglio dire che un limite del buono scuola, come un limite di tutte le forme di sussidio che hanno e che trovano un tetto, è quello della soglia. Le soglie sono indispensabili, però le soglie di per sé generano anche qualche inequità, perché una famiglia che ha un ISEE 23.000 prende 1.000 euro, una famiglia che ha 25.000 non lo prende, non è che ci sia poi una differenza radicale di condizioni economiche. Però questo è un dato di fatto. Allora, un primo elemento che mi fa essere favorevole a queste innovazioni, ma poi cercherò di aggiungerne altri, è che da questo punto di vista io mi aspetto, da questo nuovo metodo un miglioramento oltre che qualitativo, e su questo tornerò, e nel senso dell'integrazione del sistema, anche di tipo economico che vada a vantaggio non soltanto delle famiglie che in passato hanno ricevuto il buono scuola, ma anche di qualche altra famiglia, se le scuole utilizzeranno uno stimolo che la convenzione dà per applicare un sistema di tariffe differenziato in base al reddito delle famiglie. Gli obiettivi che la delibera si pone sono comunque due: innanzitutto quello di migliorare la qualità scolastica (devo dire che la qualità minima di per sé dovrebbe già essere garantita dal sistema convenzionale, perché la convenzione non la si fa, a prescindere, con tutte le scuole paritarie); dei sistemi per verificare un livello minimo di qualità già ci sono, io mi auguro che vengano messi in atto. Questa convenzione, con gli incentivi e con i disincentivi che introduce, ha lo scopo di fare qualche cosa di più sul versante della qualità e quindi di avere un sistema sempre più integrato, perché uno schema di bilancio comune tra scuola pubblica e scuola paritaria, l'adozione del sistema informativo, dell'informatizzazione che permette una gestione combinata delle liste d'attesa, l'adozione della Carta dei Servizi, sono tutte misure e incentivi che vanno nella direzione del fare sì che la scuola paritaria sia sempre più simile come sua offerta e come qualità alla scuola pubblica. E poi c'è il discorso della differenziazione delle tariffe. Io qui, però, voglio essere molto franco. L'assessore Virgilio lo sa perché abbiamo già avuto modo in Commissione di confrontarci e io le do' atto di avere recepito anche alcuni suggerimenti che mi sono permesso di dare, compreso quest'ultimo, che sostanzialmente peraltro riprende anche i pareri dei Quartieri. Non so se i colleghi hanno letto i pareri che i Quartieri hanno dato sulla delibera, sono tutti pareri favorevoli, in particolare quattro Quartieri hanno aggiunto la richiesta che si tenga conto nell'attribuzione delle risorse alle scuole del numero delle famiglie meno abbienti che nelle scuole sono presenti e un Quartiere ha suggerito che comunque questa delibera venga sottoposta ad una verifica, che peraltro è già prevista nel testo, ma che a me è sembrato opportuno venisse ulteriormente specificata nel senso di andare a vedere fin dal prossimo anno scolastico cosa sarà successo, cioè se le maggiori risorse attribuite alle scuole, che - ricordo - possono arrivare fino a 168.000 euro, perché 28 sezioni per 6.000 euro massimi di beneficio che ogni scuola può avere dà 168.000 (quindi in questo senso la somma di 100.000 euro che è stata iscritta nella delibera è presuntiva), che questi 168.000 euro si trasferiscano almeno in parte, io mi auguro in buona parte, oltre che in un miglioramento dell'offerta, anche in un sistema di sconti dato alle famiglie meno abbienti. Però questa è una scommessa che la delibera fa, che la delibera pone tra i suoi obiettivi, ma è qualche cosa che io credo, almeno come Consiglio Comunale, noi dobbiamo sottoporre a verifica. Il testo della delibera con le integrazioni che l'assessore Virgilio con disponibilità ha accettato va in questa direzione. Quindi ci sono le condizioni perché fin dall'inizio del 2008, quindi ad anno scolastico già a regime, si possa fare questa verifica, però vorrei dire che da questo punto di vista il testo della delibera rappresenta davvero un motivo di stimolo anche nei confronti delle scuole, uno stimolo che si tratterà di andare a verificare se sarà stato utilizzato. Concludo con qualche riferimento anche agli interventi degli altri colleghi. Adesso la collega Marri non c'è, mi dispiace, però parlare di attentato ai diritti della famiglia rispetto a questa delibera francamente mi pare proprio fuori misura, nel senso che si può non essere d'accordo legittimamente, si può ritenere che togliere il buono scuola sostituendolo con il sistema di incentivi e disincentivi che la delibera contiene danneggi le famiglie, però francamente non possiamo parlare di attentati ai diritti della famiglia. Mentre devo dire che non ho davvero capito bene il testo dell'ordine del giorno presentato dal collega Foschini, perché mi pareva che chiamasse in causa un discorso di sconti rispetto alla refezione scolastica, ma di tutte le scuole materne, cioè anche di quelle pubbliche. Quindi mi pare un discorso sul quale si può riflettere, che però esula in qualche modo dal contenuto di questa delibera, perché questa delibera regola i rapporti con le scuole paritarie. Quindi nell'ultimo incentivo che l'Assessore ha introdotto c'è un riferimento alla refezione scolastica, ma vista come sconti alla refezione scolastica che ogni scuola sarà incentivata ad applicare perché, se ci saranno almeno cinque bambini che godranno di questi sconti, ci sarà l'applicazione di questo ulteriore incentivo premiante, ma, insomma, è altra cosa. Quindi io su questo adesso rifletterò personalmente, ma non mi pare che sia pertinente rispetto alla delibera che noi oggi ci troviamo ad esaminare, alla quale do' un giudizio favorevole, cioè, mi aspetto - anche se, ripeto, vorrei verificarlo, ma la delibera stessa lo riconosce - che oltre agli obiettivi di miglioramento della qualità che questa delibera è destinata a portare al sistema integrato e in particolare alle scuole paritarie, le famiglie, in particolare quelle meno abbienti, non abbiano a soffrire dall'eliminazione del buono scuola. Grazie.
inviato il 23/10/2007 11:58:04