Paolo Natali
Paolo Natali

 

Cons 16 - 7 - 2007 ADOZIONE PSC


Grazie, Presidente. Colleghi, io non posso nascondere, nel cominciare questo intervento, di provare un sentimento (che mi auguro sia condiviso da tutti voi, sia che apparteniate alla maggioranza che alla minoranza) che è da un lato di orgoglio, dall'altro di responsabilità, come componente del Consiglio Comunale nel corso del cui mandato viene adottato, e mi auguro viene approvato, il nuovo Piano Strutturale, che è chiamato a sostituire dopo più di vent'anni - da qui la ragione, le motivazioni di questo orgoglio e di questa responsabilità - il Piano Regolatore Generale dell'85. Naturalmente non si tratta di un episodio, di un fatto che si riduce alla giornata di oggi o alla giornata nella quale approveremo il Piano. È un intero percorso che caratterizza ed occupa larga parte di questo mandato amministrativo e vorrei ricordarlo per sommi capi. All'inizio del 2005 è stato approvato il programma di lavoro della Giunta sul PSC; è stato varato il Comitato Interistituzionale; si è messo mano al quadro conoscitivo, al documento preliminare, alla Valsat; si è aperta la Conferenza di pianificazione, che si è chiusa nel gennaio del 2006; c'è stato l'accordo di pianificazione, che come Consiglio Comunale abbiamo approvato nel marzo del 2006; ed ora siamo all'adozione. L'approvazione è prevista agli inizi del 2008, insieme al RUE e poi al primo POC. Significa, questo percorso, che questo Consiglio, di fatto, ha il compito e da qui, ripeto, il nostro orgoglio e la nostra responsabilità, di decidere come sarà la Bologna degli inizi del terzo millennio; un compito che mi pare affascinante ma anche difficile, perché da questo progetto dipende la capacità della nostra città di assumere quel ruolo di capitale regionale che il Piano Territoriale Regionale le assegnerà; una capitale di rango metropolitano, di livello nazionale ed europeo; comunque una città nella quale, come diceva l'assessore Merola nella sua presentazione, si stia bene e sia bello vivere. Il PSC che siamo chiamati ad adottare è un Piano Urbanistico nuovo, diverso nella sua identità e nei suoi contenuti dai PRG del passato, in quanto esso inaugura la stagione degli strumenti previsti dalla legge regionale 20 del 2000. Il PRG infatti riuniva in sé funzioni che la legge regionale distingue, assegnando al PSC compiti di progettazione e di indirizzo, sia pure dettagliato, delle trasformazioni della città; ed ai POC e al RUE compiti di attuazione del progetto e degli indirizzi. Questo a mio giudizio facilita per certi aspetti il nostro compito. La lettura della relazione di Piano, per chi ha potuto cimentarsi con questo lavoro impegnativo, è affascinante: passano sotto il nostro sguardo, aiutati anche dalle illustrazioni, i diversi ambiti nei quali la città è suddivisa; ambiti dai nomi e dalle caratteristiche attuali e familiari, a chi conosce Bologna e a chi ci vive da anni, ma ambiti spesso destinati a cambiare nei prossimi anni radicalmente aspetto, come la relazione ci propone. Gli stessi ambiti li ritroviamo nel quadro normativo, con la descrizione delle capacità insediative potenziali, delle dotazioni territoriali previste, delle infrastrutture per la mobilità e spazi collettivi, e delle prestazioni ambientali, così come determinati nella Valsat, che pure li richiama in dettaglio. C'è, da questo punto di vista, una netta discontinuità e diversità, quindi, tra questo PSC ed il PRG dell'85, ma c'è anche continuità. Gli ambiti di trasformazione del PSC, ben 14, rappresentano interventi confermati, sia pure rivisti in alcuni casi, rispetto al PRG. In tali ambiti, lo voglio ricordare, sono previsti 4.000 nuovi alloggi, di cui 1.000 di edilizia sociale, e questo rappresenta un terzo del dimensionamento complessivo del nuovo PSC. Quindi ci terrei a sottolineare questa continuità; ma sempre in tema di continuità e discontinuità vorrei dare atto che questo PSC si avvale largamente del quadro conoscitivo formulato dalla precedente Amministrazione, c'è quindi continuità da questo punto di vista, nel senso che non si è ripartiti da zero ma ci sono state anche, com'è ovvio, significative discontinuità e cambiamenti, peraltro preannunciati correttamente in campagna elettorale, penso ad esempio a via Della Villa, penso a via Baroni e via Corradi, penso all'ex Mercato, che ha conosciuto delle modifiche a seguito del lavoro del laboratorio di urbanistica partecipata, ma anche lo stesso dimensionamento e le previsioni insediative sono state significativamente ridotte rispetto alle ipotesi fatte dalla Giunta Guazzaloca, e tutto questo evidentemente non è privo di significato. Il PSC non ha una scadenza temporale, si parla di 15 anni ma non c'è una scadenza di validità del Piano. D'altro canto, come abbiamo visto, il PRG dell'85 è lungi dall'essere totalmente esaurito. Questo non deve destare sorpresa perché l'attuazione di un Piano urbanistico dipende da molteplici fattori economici e sociali. Tuttavia va detto - lo vorrei sottolineare - che il dimensionamento del Piano nei suoi 8.000 nuovi alloggi, più i 4.000 degli ambiti di trasformazione, è a mio avviso corretto e concilia da un lato esigenze di sviluppo (pensiamo che storicamente a Bologna non si fanno mediamente più di 500 alloggi all'anno), con esigenze di sostenibilità e salvaguardia ambientale. Le zone di nuova edificazione sono di fatto solo 4 e sono motivatamente individuate. Il PSC quindi non configura in alcun modo, come qualcuno ha voluto dire, una colata di cemento indiscriminata, magari giustificata da esigenze di recupero di servizi ed aree pubbliche, eventualmente con la scusa della cessione al Comune del 20% delle aree oggetto di trasformazione: non si è ceduto a questa tentazione. Si conferma la tutela della collina, anticipata dalla variante collinare che è stata approvata alcuni mesi fa, si procede con i parchi di Lungo Savena e Lungo Navile, si preservano rigorosamente i cunei agricoli di pianura. In quello che ho detto fin qui è implicito un giudizio positivo, che è una conferma rispetto al giudizio positivo già espresso in sede di approvazione dell'accordo di pianificazione. C'è cioè da quel lato ad oggi uno sviluppo coerente di quanto era stato deciso in quella sede. Mi limiterò pertanto a riprendere rapidamente alcuni aspetti significativi del PSC che ci viene proposto per l'adozione. Le strategie del PSC sono descritte attraverso le figure territoriali delle sette città; ho sentito prima da parte del collega Zechini delle critiche e confesso io stesso di essere tra quelli che hanno manifestato inizialmente perplessità rispetto a questo elemento, che in realtà, se ci pensiamo bene, non rappresenta un effettivo valore aggiunto, se non nel senso che le sette città non devono dare una visione frammentata della città (questo sarebbe evidentemente controproducente, quindi c'è la città della collina che equivale a dire che c'è la collina della città, la città è unica) ma certamente le sette città aiutano a comprendere le diverse identità della Bologna dei prossimi anni, e l'assessore Merola infatti le ha utilizzate come canovaccio per elencare i principali ambiti di nuova edificazione, di trasformazione, di riqualificazione della città. Ci sono i tre sistemi - della mobilità, della città pubblica e dell'ambiente - che certificano la coerenza del PSC con gli indirizzi e le scelte della pianificazione di area vasta. Ci sono le 35 situazioni caratterizzate da unitarietà socio-territoriale, affidate ai Quartieri e alla pianificazione dei Settori in termini di obiettivi di qualità insediativa e ambientale, utili ad individuare nuove centralità urbane di cui questa città ha bisogno - devo dire che alcuni Quartieri, ho presente San Donato, stanno già lavorando in questo senso -, e priorità di intervento per i piani settoriali. Devo anche dire che queste 35 situazioni possono essere un utile riferimento per la riforma del decentramento, alla quale - con un certo ritardo a mio giudizio - si sta lavorando, ma che mi auguro possa dare frutti entro questo mandato. Sono pochi e motivati i casi nei quali i confini delle situazioni non coincidono con i confini del Quartiere, mi riferisco alla situazione del Reno, a quella del Nucleo Antico, a quella Mazzini, a quella del Fiera District. Infine, ma non ultimi, i più di 200 ambiti nei quali la città è divisa e che ho richiamato anche precedentemente, ed è appunto negli ambiti dove, attraverso la loro perimetrazione e la normativa delle diverse tipologie di ambito, il Piano detta le regole, le caratteristiche urbanistiche funzionali, gli obiettivi sociali, ambientali e morfologici e i requisiti prestazionali dell'intero territorio cittadino. A questo punto vorrei anche brevemente richiamare - ma è una rapida carrellata - quelli che sono gli ambiti e le zone interessate dai principali interventi di trasformazione. I nuovi insediamenti, come dicevo, sono collocati in quattro ambiti misti e in due ambiti specializzati, non li richiamo come nome per brevità. Ci sono poi gli ambiti di sostituzione, Sabiem, Prati di Caprara, ex scalo Ravone. Ci sono gli ambiti di trasformazione che richiamavo precedentemente e tra i quali troviamo l'ambito del quale questo Consiglio si è occupato anche oggi (tra questi infatti c'è l'ambito chiamato ex Officina del gas), c'è l'ambito del Lazzaretto, di cui credo avremo occasione di occuparci prima della sospensione estiva, via Larga, ex Mercato, tutti nomi non estranei a noi, non soltanto come conoscitori di Bologna ma anche come Consiglieri comunali. Infine le aree da riqualificare, sia miste che specializzate. Vorrei ricordare infine in questa prima parte dell'intervento gli accordi che questa Amministrazione ha concluso e che mi paiono particolarmente qualificanti, come quello sulle aree ex ferroviarie, che permetterà alla città nei prossimi anni di godere di una nuova stazione ferroviaria degna del suo rango e l'accordo sulle aree ex militari, per le quali io credo si deve dare atto da un lato a tutte le Amministrazioni che si sono succedute, fino a questa, di averci creduto, ma dall'altro al Governo di centrosinistra di aver dimostrato una sensibilità particolare che permetterà, attraverso il Piano unitario di valorizzazione, un utilizzo di queste aree che sono strategiche per la nostra città. La città storica e la collina sono i due tradizionali ambiti e aree che hanno sempre caratterizzato questa città in termini di tutela e che ritroviamo anche in questo PSC, non più visti come oggetti isolati ma inseriti nella visione generale del Piano. A questo punto mi avvio alla conclusione per sottolineare alcune attenzioni e alcuni indirizzi che io credo come Consiglio sia utile fornire all'Amministrazione e che sono contenuti in un ordine del giorno che presento al Consiglio. Ripeto, si tratta di sottolineature e di attenzioni utili nei mesi che stanno tra il momento dell'adozione e il momento dell'approvazione. Innanzitutto continuare a intensificare il tema della partecipazione, soprattutto attraverso i Quartieri, che ragionano anche rispetto alla loro evoluzione verso le municipalità, quindi con l'assunzione presumibile di ulteriori competenze anche per quello che riguarda la materia urbanistica, la riapertura del Forum, i laboratori partecipati, devo dire anche per una consultazione specifica rispetto alle categorie economiche, la cui collaborazione è indispensabile per l'attuazione del Piano. L'elaborazione nei prossimi mesi del RUE e del primo POC, strumenti di attuazione che riguardano da un lato gli ambiti della città consolidata, dall'altro gli ambiti della città da strutturare; questi strumenti attuativi potranno avere - come già l'assessore Merola nella sua presentazione diceva - eventuali anticipazioni per quello che riguarda le aree industriali dismesse della Bolognina, trattandosi di aree che evidenziano situazioni di degrado, dove ci sono edifici da demolire; proseguire nella definizione degli accordi sui poli funzionali che ancora rimangono, in particolare quello sull'aeroporto. Due sottolineature specifiche rispetto alle quali, anche come Commissione Territorio, Ambiente e Infrastrutture, vorrei assumere un impegno: un approfondimento del tema della perequazione, al quale abbiamo già dedicato attenzione ma che mi pare merita ulteriore attenzione proprio perché diventa lo strumento principale attraverso il quale arrivare ad un'attuazione che garantisca la trasparenza, l'equità, il recupero delle risorse necessarie alla città pubblica. È un meccanismo non semplice ma importante e proprio per questo meritevole di un'attenzione specifica. Anche il tema delle verifiche delle congruenze a livello sovracomunale, perché ricordavo all'inizio dell'intervento l'istituzione del Comitato Interistituzionale, quindi della necessità che il nostro PSC abbia un'impostazione coerente con il Piano territoriale della Provincia, ma bisogna che a questa coerenza tutti ci stiano, anche i Comuni limitrofi a Bologna. Devo dire da questo punto di vista che la Giunta ha licenziato negli scorsi mesi due pareri rispetto ai Piani delle Unioni intercomunali, Terre di Pianura e Galliera, nei quali pareri si segnalavano alcune problematiche che io credo debbano essere guardate con estrema attenzione, cioè la coerenza di aria vasta è indispensabile, mi pare che il PSC del nostro Comune sia stato a questa logica, bisogna che tutti da questo punto di vista siano coerenti. Nell'ordine del giorno c'è anche un accenno agli impegni di Aalborg, che peraltro sono contenuti anche nel PSC; credo che gli adempimenti connessi all'adesione agli impegni di Aalborg meritino da parte dell'Amministrazione una definizione di azioni strategiche a 360 gradi rispetto a tutta l'Amministrazione, su questo credo che si debba lavorare. Come dicevo, di fatto nell'intervento ho sostanzialmente descritto il testo di un ordine del giorno che a conclusione di questo intervento consegnerò alla Presidenza e che mi auguro trovi un consenso ampio. Vorrei concludere questo intervento rifacendomi al richiamo che faceva l'assessore Merola, a conclusione della sua presentazione, al film "Oltre il giardino" e alla figura di Chance giardiniere. Devo dire che è un riferimento che mi ha trovato attento perché è un film che anch'io amo molto e mi colpiva il fatto, però non so se ho interpretato bene, che l'assessore Merola, temesse la possibilità di ritrovarsi con tanti Chance giardiniere. Ora, è una figura simbolica certamente, io la guardo viceversa con interesse, perché? Ma perché mi sembra che alla fine il giardino è poi il territorio che ci è affidato e noi abbiamo il compito di curarne le trasformazioni, quindi non di custodirlo immutato ma, di curarne le trasformazioni conservandone le caratteristiche di bellezza, e questo mi pare sia l'obiettivo del PSC. Ora, questo Chance giardiniere è certamente un ingenuo, è una persona che è dotata di una carica di ingenuità che fa breccia addirittura nel Governo degli Stati Uniti d'America, quindi nel massimo della potenza. A me pensando a questa figura veniva da pensare ai nostri laboratori di urbanistica partecipata, perché i laboratori di urbanistica partecipata a me pare che diano voce di fatto a dei cittadini che forse nella loro spontaneità/ingenuità possono essere visti anche come tanti Chance giardiniere, anche perché chance significa opportunità, significa anche fortuna, e quindi in questo senso mi pare una figura che possa essere di buon auspicio. Grazie.

inviato il 19/07/2007 13:27:22

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