Intervento d’inizio seduta Lo scoutismo compie cent’anni ma non li dimostra
Nella giornata di ieri gli scouts hanno festeggiato nella nostra città il centenario della fondazione del loro movimento: nel 1907 infatti lord Robert Baden Powell organizzò il primo campeggio scout con alcuni ragazzi nell’isola di Brownsea.
Al di là degli aspetti pittoreschi o folkloristici della divisa o della buona azione quotidiana, presi di mira da aforismi o da barzellette, lo scoutismo è una realtà associativa giovanile assai robusta e consistente sia dal punto di vista quantitativo (sono diverse migliaia i ragazzi e le ragazze, dagli otto ai ventidue anni ma anche oltre, che ne fanno parte) che qualitativo, per i principi ed il metodo educativo ai quali si ispira, ideato appunto da B.P. 100 anni orsono.
Le associazioni scout nel nostro paese sono due, l’Agesci (di confessione cattolica che riconosce il fatto religioso come importante per la crescita dei giovani) ed il Cngei (aconfessionale). In ogni paese del mondo dove le associazioni scout sono presenti, aiutano i ragazzi a superare nella pratica educativa ogni divisione e distinzione di razza, cultura o religione, integrando spesso anche ragazzi diversamente abili.
Devo personalmente molto allo scoutismo che ha accompagnato la mia crescita dagli 8 anni fino al momento in cui ho preso pienamente in mano la mia vita professionale e famigliare. Tanti come me, in questa città e, probabilmente, in quest’aula, conoscono lo scoutismo per averne fatto parte o per avere figli che frequentano associazioni scout.
Ritengo lo scoutismo, nonostante i suoi cento anni di vita, sempre attuale ed efficace, oltre che assai gradito ai giovani, come metodo educativo.
Quali sono infatti i principali fondamenti del metodo scout?
Innanzitutto la formazione del carattere: la capacità di affrontare difficoltà e prove sapendosela cavare da soli, ma anche collaborando e facendo squadra. La lealtà, la laboriosità, lo spirito di servizio, la cura e l’attenzione alle persone più piccole e deboli. Il sapersi assumere delle responsabilità. Una buona capacità organizzativa.
L’educazione alla sobrietà ed all’essenzialità. Lo spirito di avventura. L’amore ed il rispetto per la natura e la vita all’aria aperta.Il gioco, la fantasia e la creatività, con l’uso di mezzi poveri.
Altri aspetti importanti del metodo sono: la coeducazione tra ragazzi e ragazze che imparano così a relazionarsi da pari a pari con semplicità, rispettando e valorizzando le peculiarità di genere, ed il cosiddetto "trapasso delle nozioni", vale a dire l’impegno dei ragazzi più grandi nel guidare e sostenere i loro compagni più piccoli o con handicap
Non è chi non veda l’importanza di un movimento fondato su questi presupposti in una società come la nostra, così caratterizzata dalla fragilità e dalla precarietà, dalle difficoltà in cui si dibattono tutte le agenzie educative, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola.
Il metodo è importante ma altrettanto importante è la qualità degli educatori, che sono gli stessi ragazzi e ragazze più grandi i quali, oltre a proseguire e completare il proprio percorso educativo, s’impegnano con grande sacrificio nel servizio ai più piccoli, curando la propria formazione attraverso appositi corsi, il tutto gratuitamente ed anzi utilizzando il proprio tempo libero, dopo lo studio o il lavoro. L’Italia è forse l’unico paese nel quale lo scoutismo, pur essendo un’associazione di massa, riesce ad evitare il ricorso alla professionalizzazione retribuita dei capi e degli educatori.
Credo che anche l’amministrazione comunale, nell’ambito delle provvidenze destinate alle libere forme associative, debba tenere conto del valore civile e sociale di questa forma di associazionismo educativo, capace di rinnovarsi ed adattarsi ai tempi di crescita di bambini-ragazzi-giovani anche di oggi!
Certo lo scoutismo, nella sua applicazione concreta è esposto anche al rischio di alcune estremizzazioni e deviazioni, quale ad esempio un’enfasi eccessiva sugli aspetti di organizzazione quasi militare e di "legge ed ordine", ma si tratta di fenomeni marginali, che non incidono sul carattere profondamente democratico dell’associazione.
Vorrei concludere questo intervento informando il Consiglio che il Quartiere Saragozza, nella propria seduta del 22 febbraio scorso ha proposto alla Giunta di accogliere la richiesta dell’Agesci e del Cngei di intitolare il parco pedecollinare di via don Sturzo a Robert Baden Powell ed a sua moglie Olave. Mi auguro che il Consiglio si unisca a me nell’appoggiare con entusiasmo tale richiesta.
Paolo Natali
26 febbraio 2007
inviato il 27/02/2007 11:40:12