Paolo Natali
Paolo Natali

 

Cons 5 - 2 - 2007 ADDIZIONALE IRPEF


Grazie, Presidente. L'oggetto specifico della delibera che ci è stata sottoposta per il voto è l'applicazione dell'addizionale IRPEF. D'altra parte devo dire che è inevitabile, e pressoché tutti gli interventi che mi hanno preceduto lo hanno fatto, chiamare in causa in termini più generali il bilancio di previsione 2007 anche altri aspetti. Io stesso non mi sottrarrò a questa impostazione. Devo dire tra l'altro che il fatto che noi oggi siamo indotti a discutere di questa addizionale, e le motivazioni che ci sono state fornite sono convincenti, mi pare che risenta dei diversi condizionamenti a cui la nostra discussione è sottoposta ma certamente è qualche cosa che a mio giudizio non favorisce un esame sereno della situazione. Tra l'altro questa scadenza anticipata del 15 febbraio non so da che cosa possa essere motivata; forse, ho pensato, dal fatto che poi l'applicazione concreta dell'addizionale IRPEF è affidata ai sostituti di imposta, i quali dovranno avere più tempo a disposizione per poter lavorare e materialmente permettere poi l'applicazione dell'addizionale stessa e l'erogazione del flusso finanziario verso i Comuni, perché altrimenti davvero non si capirebbe perché ci sia questa scadenza del 15 febbraio mentre la scadenza per l'approvazione dei bilanci è al 31 marzo. Questo appunto è già un elemento di partenza che non aiuta una discussione serena. Anche gli altri aspetti che io vorrei mettere in evidenza sono delle contraddizioni e dei condizionamenti, dei quali io credo non possiamo dimenticarci. Innanzitutto il fatto che noi ci dobbiamo esprimere su questa delibera e sull'applicazione di questa addizionale in un quadro che è un quadro di necessità di risanamento e di riequilibrio della finanza pubblica, che non è qualche cosa di fatale ma è che è reso necessario e urgente dalla situazione che abbiamo ereditato dal precedente Governo. Credo che di questo i colleghi della minoranza si dimentichino nei loro interventi, mentre in questo contesto noi ci troviamo e a questo contesto credo dobbiamo fare riferimento. Quindi questa esigenza di risanamento è richiesta anche ai Comuni, ai quali il Governo ha offerto la possibilità di applicazione dell'addizionale. E' una possibilità che peraltro presenta dei limiti intrinseci, che anch'essi credo non possiamo dimenticare. Intanto c'è un problema di incerta costituzionalità, visto il fatto che non è possibile ai Comuni applicare l'addizionale con quei criteri di progressività che sarebbero richiesti dal principio dell'articolo 53 della Costituzione, cioè non è possibile applicare aliquote differenziate per diversi scaglioni di reddito, come viceversa fa giustamente l'IRPEF a livello nazionale. Ma nemmeno è possibile modulare l'applicazione dell'addizionale in modo diverso per diverse tipologie di contribuenti, come viceversa ancora una volta può fare e motivatamente fa l'IRPEF a livello nazionale. E neanche è possibile riconoscere applicazioni particolari dell'addizionale per categorie particolarmente critiche, e qui mi riferisco e mi soffermerò su questo, in particolare alle famiglie ed alle famiglie numerose. Quindi questi aspetti di rigidità io li vorrei richiamare perché sono aspetti che non possiamo ignorare nel momento in cui dobbiamo esprimere una valutazione sull'applicazione di questa addizionale. Proprio dal punto di vista delle conseguenze che l'addizionale inevitabilmente ha per queste rigidezze rispetto alle condizioni dei nuclei familiari credo che sia doveroso richiamare lo sforzo che a livello nazionale il Governo ha fatto in termini di assegni familiari e di detrazioni di imposta, ma quello che pesa in generale sul nostro sistema tributario, e pesa da sempre devo dire, è la mancanza della possibilità di applicare il cosiddetto "quoziente familiare", cioè quel sistema - richiamo tutto quello che ci ha lasciato in eredità Ermanno Gorrieri da questo punto di vista e che la Fondazione che porta il suo nome ancora continua a tenere vivo - che permette di tenere conto all'origine del fatto che a parità di reddito, cosa diversa è se con quel reddito viva una persona, due, tre o più persone. Vorrei ricordare che in Francia il quoziente familiare è usato nelle politiche tributarie fin dagli anni cinquanta e i risultati di questo si vedono in Francia dal punto di vista ad esempio del riequilibrio demografico. Badate bene: il quoziente familiare non è raccomandato soltanto o soprattutto da questioni di carattere ideologico o anche di carattere costituzionale - vedi articolo 29 e articolo 31 della Costituzione - né soltanto da ragioni elementari di equità, ma dal riconoscimento di quello che è il ruolo anche economico che la famiglia svolge in termini di sussidiarietà, di solidarietà interpersonale, di protezione che i membri di una famiglia reciprocamente si rendono quando capitano fatti imprevedibili e imprevisti e in termini di lavoro di cura sostitutivo di un intervento pubblico che nella famiglia di fatto naturalmente si attua e si realizza. Devo dire per inciso che anche il tema delle pensioni, che giustamente allarma e angustia le politiche nel nostro Paese, potrebbe essere affrontato in termini più sereni se noi avessimo una condizione e soprattutto se prevedessimo di avere in prospettiva un allargamento della base contributiva fatta da giovani che sono al lavoro, mentre viceversa questa base contributiva si restringe, mentre tende sempre di più ad ampliarsi per l'aumento dell'attesa di vita, l'area di chi delle pensioni deve usufruire. Quindi questo tema delle politiche familiari, e all'interno delle politiche familiari degli interventi di carattere tributario, io credo che non possa essere dimenticato; anche perché poi abbiamo per esempio l'ISEE, che è un sistema di accesso e di pagamento dei servizi comunali che sempre di più giustamente l'Amministrazione tende ad utilizzare e che non è altro che l'adozione, per quello che riguarda appunto i servizi comunali, del quoziente familiare. Queste cose, ripeto, le voglio richiamare perché non possiamo ignorare questi aspetti nel momento in cui siamo chiamati a dare un giudizio su uno strumento specifico che ha comunque una serie di limiti. Altri prima di me hanno richiamato il grosso tema dell'evasione, anche qui però io devo dire che questo Governo si sta impegnando a fondo. Quindi - e mi avvio a concludere - l'Amministrazione, nel momento in cui è stata chiamata a dare il suo contributo al risanamento finanziario del nostro Paese, si è vista consegnare di fatto dal Governo uno strumento che è certamente utile ma che ha delle difficoltà di essere applicato in termini di piena equità. D'altro canto vorrei fare ancora questo richiamo: non è nemmeno possibile che ogni Amministrazione comunale applichi l'addizionale in termini assolutamente diversificati. Il sottosegretario Grandi in un articolo comparso nei giorni scorsi su Italia Oggi ha richiamato correttamente questo fatto: deve essere a livello nazionale che va definita una strumentazione che abbia i sufficienti margini di flessibilità ma che poi deve essere applicata tutto sommato allo stesso modo dalle diverse Amministrazioni perché non è concepibile che due Comuni che confinano diano ai propri cittadini trattamenti qualitativamente differenziati creando in questo modo delle differenziazioni incomprensibili. Altra cosa è il fatto che poi ogni Amministrazione applichi lo strumenti nell'entità che l'Amministrazione stessa ritiene necessaria, quindi in questo senso esponendosi al giudizio dei cittadini, però la flessibilità non può essere tale da creare delle condizioni di grossa discriminazione tra i cittadini stessi. Tutto questo io ho detto, proprio perché mi pareva giusto, come anche hanno fatto altri colleghi, contestualizzare in modo corretto questo strumento. Dopodiché tenuto conto anche di tutti questi condizionamenti e di tutte queste difficoltà, ma anche del verbale di incontro e della trattativa con i Sindacati che ha portato ad un risultato di ridimensionamento e di alleggerimento della manovra, il mio giudizio è favorevole. Anche se qui - voglio aggiungere un'ultimissima annotazione critica, da questo punto di vista, proprio su questo tema dei passi carrai. Io ritengo, a differenza di altri colleghi che qui si sono espressi pesantemente contro questa misura, che essa per com'è stata preannunciata dall'Amministrazione all'interno del PGTU di cui abbiamo discusso non molto tempo ha una sua motivazione che non è una motivazione economica in senso stretto, cioè non è una misura che l'Amministrazione ha deciso di introdurre per ragioni di cassa. Purtroppo, devo dire, il fatto adesso di averla presentata esplicitamente collegata alla riduzione della manovra, tende a farle assumere inevitabilmente questa caratteristica, che però non è la sua caratteristica originale. E questo è un elemento purtroppo delicato e che aumenta le difficoltà di fare comprendere ai cittadini poi l'applicazione di questa misura che, torno a dire, ha delle ragioni che sono state inserite nel PGTU e che io credo debbano essere da questo punto di vista difese. Grazie.

inviato il 09/02/2007 15:25:13

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