Paolo Natali
Paolo Natali

 

Maggio 2008

Vorrei commentare brevemente lo svolgimento e gli esiti dell’Assemblea territoriale e cittadina del P.D. svoltasi il 24 maggio. Nel fare questo esprimerò anche la mia opinione sulle modalità con cui dovremmo lavorare nelle prossime settimane per prepararci alle elezioni amministrative dalle quali ci separa circa un anno.
I temi all’ordine del giorno erano e restano: le candidature ed il modo per sceglierle, le alleanze ed il programma.
L’enfasi che viene posta sulla necessità delle primarie per scegliere i candidati alle cariche monocratiche (Sindaco di Bologna in primis) va interpretata. Le primarie non possono essere messe in discussione: sono nel DNA del P.D. e lo statuto del partito ne definisce con chiarezza i criteri di svolgimento. Ma sottolineare l’obbligo di fare le primarie in un momento nel quale non esiste ancora alcuna candidatura, compresa quella di Cofferati, ritengo che sottintenda la necessità e l’urgenza di avviare una fase di discussione e di confronto all’interno del P.D. (dai Circoli, ai Forum, alle istituzioni ed alle assemblee territoriali ai diversi livelli) abbinata all’ascolto della città e delle sue istanze associative (che il P.D., fedele alla sua vocazione maggioritaria, aspira ad interpretare). Oggetto di questa fase, che potrà trovare anche nelle primarie un'occasione ma che non può essere rinviata ad esse e che dovrà trovare una sintesi nell’Assemblea programmatica prevista per l’inizio di luglio, è l’esame di quanto è stato fatto nel corso del mandato amministrativo che si avvia a conclusione, con le sue tante luci ma anche con le sue ombre, che vanno analizzate con franchezza ed onestà, senza la volontà di “farsi del male” ma anche senza nascondere ritardi ed incertezze. Oltre ai risultati dell’azione amministrativa contenuta nel Programma di mandato, va anche discusso lo stile di governo e di relazioni con la città che in questi anni è stato messo in atto, ed in particolare, ritengo, un prevalere eccessivo dell'approccio "politico" (spesso inutilmente conflittuale) sull'attenzione e sull'impegno nel lavoro politico-amministrativo.
Nessun referendum pro o contro il Sindaco e la Giunta quindi, ma un’analisi argomentata e condivisa che possa anche rappresentare la base da cui fare scaturire le linee programmatiche per il futuro mandato. E’ questo il presupposto da cui fare discendere la scelta su future alleanze. Mi sembra che su questo si sia ormai registrato un ampio consenso: decidere oggi se il P.D. andrà al voto amministrativo da solo o con altri alleati mi pare astratto. L’esperienza non solo nazionale ma anche locale impone al P.D. la definizione responsabile ed autonoma di un programma di governo per la città, lasciando alle altre forze politiche, caratterizzate da una cultura di governo e non di movimento, il compito di aderire o meno a tale programma.
A quel punto si scioglieranno anche i nodi della o delle candidature disponibili a realizzare quel programma insieme alle forze che si saranno dichiarate in sintonia con esso.
Sono tra quelli che a suo tempo appoggiarono con entusiasmo la candidatura di Sergio Cofferati, contribuirono alla sua elezione ed hanno cercato in questi anni (ciascuno secondo il proprio ruolo, nella società o nelle istituzioni) di collaborare alla realizzazione del programma, nell’interesse della città. Sono ancora convinto che Cofferati rappresenti una risorsa a cui non si può rinunciare a cuor leggero, ma sono altresì convinto che la riproposizione della sua candidatura non può essere l’esito di un plebiscito acritico . Lo dico perché, dall’osservatorio privilegiato del Consiglio comunale ma anche sulla base di un rapporto con la cittadinanza (che ho cercato di mantenere in questi anni), se ho potuto apprezzare buoni risultati dell’azione amministrativa (che andranno presentati e valorizzati non in chiave meramente propagandistica) ho anche verificato elementi di criticità e di debolezza che mi fanno dire che si può fare di più e meglio e ritengo che anche il Sindaco e la Giunta avrebbero tutto da guadagnare da una discussione e da un confronto che possa suscitare un rinnovato impegno carico di entusiasmo e di amore per la città.
D'altro canto nella candidatura del 2004 di Cofferati era esplicito un impegno decennale, ritenuto necessario non solo per avviare una nuova stagione amministrativa per Bologna, ma anche per raccoglierne i frutti: non c'è quindi bisogno, oggi, di un invito esplicito e plebiscitario del P.D. per una ricandidatura del Sindaco, ma di una sollecita riconferma della sua disponibilità a continuare e migliorare il proprio lavoro.
Nessuna “sindrome di Tafazzi” quindi ma una migliore sintonizzazione con la domanda di buon governo dei bolognesi, dai quali alla fine dipenderà l’esito elettorale, per niente scontato.
Quando un sindaco viene eletto è sindaco di tutti i cittadini e non solo di quelli che l’hanno votato. I partiti che ne hanno propiziato l’elezione non possono quindi “dargli ordini” ma soprattutto sostenerlo ed appoggiarlo (eventualmente anche con suggerimenti critici) nella realizzazione del programma. Ma oggi, nella prospettiva delle prossime elezioni, il P.D. ha un compito ed una responsabilità primaria e la deve adempiere fino in fondo, onorando il proprio carattere “democratico davvero”.
Mi pare che il segretario De Maria abbia saputo, nell’Assemblea del 24 maggio, trovare una sintesi positiva, salvaguardando l’unità del partito, interpretando le diverse opinioni oggi presenti nel P.D. ed indicando la strada giusta, che adesso va seguita con determinazione.
Gli sono grato anche per il riconoscimento che ha voluto dare al ruolo dei cattolici democratici nella nostra città.

inviato il 27/05/2008 15:11:26

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