Cari amici,
il commento di questo mese è dedicato da un lato alle vicende comunali ed in particolare all’approvazione del Bilancio di previsione 2008, dall’altro all’inizio della campagna elettorale ed alle prime mosse di Veltroni e del P.D.
Il Bilancio è stato approvato venerdì 22 febbraio, con 24 voti a favore (Sindaco compreso), vale a dire il quorum minimo richiesto dalla legge: i due voti dei consiglieri di Sinistra Democratica si sono rivelati, come previsto, determinanti. Rifondazione comunista e Cantiere si sono astenuti (lo stesso avrebbe fatto il Verde Panzacchi se fosse stato presente). La minoranza, con l’eccezione di Forza Italia, ha “snobbato” il dibattito consiliare; in particolare la Tua Bologna e l’UDC si sono segnalati per assenze e disimpegno politico, forse perché “distratti” dalla scelta centrista di Casini che sta creando problemi di riorganizzazione e di riassetto anche a livello locale.
Il voto sul bilancio ha comunque evidenziato un’anomalia che è stata rilevata con diversi accenti da molti dei consiglieri che hanno espresso voto favorevole (chi fosse interessato può leggere il mio intervento nella sezione del sito dedicata). Nel 2005, 2006 e 2007 il voto a favore del Bilancio fu più ampio e senza defezioni da parte di tutti i gruppi della maggioranza, benché i segni di malessere politico fossero ben più ampi ed il clima fosse assai deteriorato. Quest’ anno al contrario c’era stata una verifica puntuale dell’ottemperanza degli Ordini del giorno votati nella scorsa sessione di bilancio. In più l’ampio documento politico-programmatico presentato dalla Sinistra in Consiglio (R.C., Verdi, Cantiere e Sinistra Democratica) era stato discusso ed approvato anche dal P.D. e dalla Giunta e tradotto, nei suoi impegni, in un documento di accompagnamento del Bilancio.
Che lettura dare di questo atteggiamento se non una lettura “politica”, ma di quella “politica” che risulta giustamente incomprensibile ai cittadini perché non tiene conto della realtà?
Mi pare che la nascita del P.D. e le sue prime mosse all’inizio di questa difficile ed impegnativa (ma anche promettente) campagna elettorale rispondano proprio a questa esigenza di riavvicinamento della politica ai cittadini: è infatti alla politica che tocca il compito di rendersi comprensibile ed accettabile dopo i tanti bizantinismi e personalismi che l’hanno resa francamente incomprensibile ed insopportabile.
La scelta di correre da soli si sta rivelando indovinata perché trasmette un messaggio di libertà e di chiarezza verso gli elettori. L’identità del P.D. è ormai definita dallo Statuto, dal Manifesto dei Valori e dal Codice Etico, oltre che da pochi ed essenziali punti programmatici. A parte l’Italia dei Valori che dovrebbe comunque confluire nei gruppi parlamentari del P.D. non ci saranno altre confusioni di alleanze o di coalizione. Gli stessi radicali entrano in lista come singoli e la loro presenza non potrà e non dovrà in alcun modo modificare l’identità ed il carattere, già plurale, del P.D.: già adesso insomma all’interno del partito esistono sensibilità ed ispirazioni ideali anche molto diverse, che hanno saputo trovare una sintesi nella stesura dei documenti che definiscono il profilo del P.D. E’ comunque una sintesi che va ricercata e ridefinita con pazienza e tenacia, a tutti i livelli territoriali ed istituzionali, ogni volta che l’agenda politica ci consegna temi “eticamente sensibili”.
In Comune è quello che è stato fatto, con buoni risultati, sulle politiche famigliari e sulla 194 e che non c’è stato la volontà di fare per il servizio “Lgbt” richiesto da Lo Giudice.
La scelta di Veltroni si è rivelata indovinata in quanto ha costretto tutti gli altri partiti a prendere le contromisure del caso, giocando di rimessa ma mettendo in mostra polemiche e gelosie personali e di partito che sicuramente non pagheranno, al momento del voto.
Una parola sulle candidature. E’ importantissimo che anche a questo riguardo si sappia trasmettere al paese un segnale di effettiva e radicale innovazione, evitando contraddizioni ed incoerenze gravi.
Bene quindi avere negato il posto a De Mita, bene chiudere ai condannati, largo a giovani e donne, senza ovviamente rinunciare, utilizzando con parsimonia ed oculatezza lo strumento della deroga, alla capacità ed all’esperienza.
Ha suscitato molta comprensibile delusione la rinuncia all’uso delle primarie per selezionare le candidature. Forse si è avuto paura d’impegnare la macchina organizzativa di un Partito allo stato nascente in compiti interni distraendolo dallo sforzo di comunicazione all’esterno. Forse il tempo era veramente poco, perché se si vogliono fare primarie vere e serie occorre dare ai candidati la possibilità di farsi conoscere e ci vogliono anche procedure chiare per selezionare le candidature stesse. Inoltre credo che nella scelta delle candidature nelle diverse circoscrizioni ci siano inevitabilmente margini di decisione che vanno lasciati ai livelli nazionale e regionale.
E allora ? Cerchiamo, consapevoli dei limiti e dei condizionamenti di questa campagna elettorale, di utilizzare al meglio la fase di consultazione di questi giorni nei Circoli (personalmente segnalerò il nome dell’amico Giovanni Maria Mazzanti) predisponendoci fin d’ora a primarie vere in vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo.
Paolo
inviato il 23/02/2008 20:35:10